La crisi ci ha fatto riscoprire l’importanza della cultura

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Foto di BanJo_89 da Pixabay

Quando si parla di Cultura molto spesso ci si riferisce a una miriade di ambiti che non permettono facilmente di individuare quelle che sono le vere peculiarità ascrivibili a quel vasto mare magnum che si racchiude, oggi, sotto l’egida della Cultura.

Ma cosa si intende, nello specifico, con il termine “Cultura”? La Treccani, da sempre sinonimo di lingua italiana, definisce Cultura “l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio.” Pertanto la Cultura è sì un processo di formazione individuale fondato sull’apprendimento di alcuni saperi, il cui scopo è lo sviluppo equilibrato e completo della personalità umana, ma è anche l’insieme dei modi di vivere, esprimersi e pensare che caratterizzano un qualsiasi gruppo umano. È l’evoluzione del termine, avvenuta soprattutto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, ad avere segnato fortemente lo sviluppo della concezione che per definizione la Cultura porta ancora oggi con sé.

Quello che è importante sottolineare è che la Cultura da sempre rappresenta un elemento fondamentale per la vita e la conoscenza del passato di ogni nazione: non a caso, infatti, viaggiare arricchisce profondamente l’essere umano in quanto gli permette di entrare in contatto diretto con culture talvolta diametralmente opposte alle nostre.

Dato per assodato questo assioma credo fortemente che la Cultura debba essere uno dei principali punti di intervento che un Governo lungimirante dovrebbe prendere in esame al fine di perpetrare nel tempo la diffusione e la conoscenza della società che governa.

Questa profonda crisi sanitaria, economica e sociale ci ha fatto, forse, comprendere l’importanza e l’utilità dell’arte e della cultura più in generale, riscoprendo e apprezzando le nostre radici, le nostre tradizioni, i nostri valori, la nostra stessa identità. Identità fortemente sentita dalla voglia di sentirsi italiani: cantando il nostro inno, issando il nostro tricolore, ricordando i nostri caduti, ammirando i nostri capolavori dell’arte, lasciandoci ammaliare dal teatro entrato dirompente nelle nostre case.

Ora più che mai è fondamentale ponderare attentamente il futuro, guardando alla Cultura e al Turismo Culturale come chiave di unità nazionale e rinascita economica.

Aprire i musei, arricchire le biblioteche, conservare gli archivi non significa dedicarsi a qualcosa di antico e superato, che non fa “tendenza”, anzi significa mettere mano a ciò che di più prezioso ogni nazione ha: la sua tradizione, la sua grandezza, la sua magnificenza tangibile e non, materiale e morale.

Per fare questo, di certo, dobbiamo investire nella Cultura, trovando sempre più fondi (pubblici ma anche privati) che permettano di valorizzare e rendere fruibili i templi del sapere e della conoscenza. Una conoscenza, questa, a tutti facilmente comprensibile, soprattutto se divulgata nei musei: le immagini come i quadri e le statue del tempo, infatti, sono spesso facilmente comprensibili e riescono a trasmettere la storia o lo spaccato della quotidianità dell’epoca nella quale vennero realizzati.

I documenti di archivio, d’altro canto, non risultano essere così facilmente comprensibili, per questo bisognerebbe porre l’accento sulla formazione di archivisti e paleografi che sappiano conservare la lettura di questi testi, che nel tempo dovrebbero essere digitalizzati per una facile consultazione, salvaguardando gli originali dal continuo tocco degli utenti.

La bellezza del mondo contemporaneo nel quale ci troviamo a vivere, infatti, ha reso possibile la diffusione in alta qualità di questi preziosi tesori, rendendo facilmente arrivabili e consultabili, nonché ammirabili, i capolavori del mondo.

Il Google Arts & Culture ben incarna questo spirito, rendendo visitabili alcuni tra i più grandi musei del mondo, con opere apprezzabili anche con ingrandimenti ragguardevoli: questo non deve, però, limitare la conoscenza personale delle opere d’arte ma permettere solo la consultazione di quei capolavori non sempre facilmente raggiungibili, soprattutto per le grandi distanze geografiche e gli alti costi dei viaggi. E questo, in Italia, con il Covid-19 lo abbiamo compreso, portando nel web le nostre collezioni museali, aprendo al dibattito culturale sui social, offrendo sempre a tutti un approfondimento di alto livello (o quasi).

Non mi stancherò mai di dire che la Cultura altro non è che un insieme composto da comportamenti, valori, ideologie e organizzazioni sociali: sono questi elementi che ci aiutano ad interpretare il nostro universo e a gestire i nostri ambienti naturali e sociali.

La Cultura è stile di vita, tradizioni, costumi, pratiche sociali e folclore: non scordiamocelo ma

siamone consapevoli. Riscoprirla significa riscoprire noi stessi e la nostra storia: farlo significa offrire e offrirsi qualità intellettuale degna di essere notata. Apriamo i musei al pubblico, rendiamoli maggiormente fruibili, incentiviamo lo studio della storia dell’arte; organizziamo visite d’istruzione nei musei, nelle biblioteche e nei teatri: l’essere umano ha bisogno di abituarsi alla Cultura e può farlo frequentandone i giusti luoghi.

Credo che incentivare lo sviluppo tecnologico e conoscitivo, digitalizzando le nostre collezioni e incrementando la formazione e l’avvicinamento della società a queste antiche chiese della conoscenza, possa essere una delle migliori strade da perseguire, riuscendo anche ad imparare dagli errori del passato al fine di non commetterne di nuovi.

In fondo la storia è spesso ciclica e conoscere le reazioni a possibili soluzioni non potrà far altro che giovare a tutti: non sarà allora vero che il futuro è già scritto… nella storia?