Boreale, dal punk all’elettronica il passo è breve

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S’intitola Meraviglia l’ultimo singolo di Boreale, all’anagrafe Alessandro Morini. La canzone, che accostando piano ed elettronica racconta di una storia vissuta intensamente tra malinconia e stupore, è stata scritta di getto: “Mi svegliai durante la notte per fermare l’idea, cosa che faccio spesso, ma a volte svegliandomi di colpo e in stato confusionale registro cose che la mattina seguente sono davvero incomprensibili; ma quella notte riuscii a registrarla decentemente, avevo scritto il giorno prima un testo che girava davvero bene su quella melodia”.

Cantautore romano dal passato punk, Boreale è stato spinto verso la musica da bambino: “Avevo 9 anni e mia madre mi costrinse a prendere lezioni di pianoforte e la maestra mi diceva spesso che avevo una bella voce e che ero portato per il canto; abbandonai però il piano e iniziai a suonare la chitarra” racconta. “I primi amori furono Lucio Battisti, Lucio Dalla, Ligabue, Venditti, Celentano e Vasco Rossi. Mi sanguinavano le mani mentre suonavo e cantavo le loro canzoni”.

Dopo l’esperienza con i Mary in June, che gli ha regalato ripetuti incontri con il pubblico con una serie di live e quelli con personaggi che lui stesso ama ricordare come Giorgio Canali ed Ennio Fantastichini, debutta da solista con Maggio Novantasei. A supportarlo in questo percorso c’è Marta Venturini, che ne ha prodotto i singoli e sta lavorando con lui all’imminente disco, dieci o undici brani per un viaggio tra suoni elettronici, acustici e classici.

Quanto al nome d’arte, il cantautore spiega che l’idea è tutta sua: “Mi è venuto in mente un giorno mentre guardavo un documentario sulle terre del Nord, credo Super Quark, uno dei miei programmi preferiti. Non ci sono mai stato in quei posti, in realtà, ma quel giorno l’aurora boreale giocò un ruolo fondamentale sulla scelta del nome. Giuro che un giorno ci andrò, terminata l’emergenza del coronavirus prenoterò un viaggio per poterla finalmente vedere”.