Dirò qui di seguito alcune mie riflessioni filosofiche su come viene affrontata l’emergenza sanitaria. NOTA IMPORTANTE: sono ipotesi e osservazioni filosofiche, e non mediche né politiche, hanno il solo scopo di invitare alla riflessione e non hanno né lo scopo né l’intenzione di invitare o suggerire comportamenti contrari a quelli delle regole civili, per cui non sono consigli medici.
È mia convinzione che il corpo non è assolutamente separato né separabile dalle facoltà psichiche, intendendo la cultura, le credenze, le abitudini e i rituali di una persona e, in genere, di una popolazione. La congiunzione di questi due aspetti permette una iterazione reciproca tale da determinare una influenza da ambo le parti. Credenze, ideali, rituali e abitudini di una persona agiscono su tutta una serie di componenti corporee, interagendo con il sistema ormonale e finanche immunitario.
Quando si sopprimono queste componenti psichiche, consegnando l’uomo alla paura, all’insicurezza, al terrore, gli si sta annientando di conseguenza anche il sistema immunitario. Le piccole ritualità, immaginiamoci la nonna che va a dire il rosario alla Chiesa, quando soppresse, consegnano il corpo alle braccia della malattia.
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Ma voglio aggiungere un concetto ancora più importante. Come le nostre membra formano un insieme unitario dando l’unità del nostro corpo, così il nostro corpo forma, assieme a quelli della popolazione in cui viviamo, un corpo collettivo.
Ora, il corpo, macchina perfetta, opera compiuta, da milioni di anni affronta tribolazioni e malattie, ma non lo fa singolarmente, individualmente, lo fa attraverso la collettività. I corpi delle persone, come le radici degli alberi, comunicato fra di loro, sono un sistema di iterazioni. Se un corpo conosce un male, ad esempio un virus, lo comunica agli altri, di modo che il corpo collettivo della popolazione lo conosca e lo combatta.
Ebbene, separare gli uomini, significa impedire questa comunicazione biologica del gruppo, impedendo anche che la malattia venga contrastata. Coloro che stanno affrontando l’emergenza sanitaria in atto, l’affrontano appunto come se l’individuo fosse separabile e separato dal corpo collettivo, commettendo un errore ontologico, e così facendo, aumentando la malattia e impediscono che la comunità biologica, naturalmente, e inconsciamente, svolga quello che fa e sa fare da milioni di anni. Noi siamo organi di un sistema vivente più grande, separare questi organi significa ottenere la morte come si otterrebbe separando un rene da un polmone.