Andrea Piccinelli, la scienza infusa in versi poetici

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Foto di Wallace Chuck da Pexels

È possibile unire la Scienza alla Poesia? Sembra chiedersi questo Andrea Piccinelli, nel suo Note sul funzionamento di una macchina gigante, pubblicato ultimamente da Transeuropa. In appena cinquanta pagine, l’Autore realizza un’opera intensa, dove, attraverso il gergo poetico, giunge alla precisione della forma trattatistica. Si tratta di liriche composte da un andamento che spesso ricorda la prosa, ma è importante notificare la soluzione grafica scelta dal Poeta, che sparge per la pagina i suoi estesi versi, contraddistinti da un andamento largo e ampio. “Promuovere periodicamente analisi sommarie o distorte/ è un requisito/ necessario alla buona riuscita della prestazione di lavoro.”

Letti così questi versi potrebbero quasi sembrare banali, si caricano invece di profondo significato inseriti all’interno di un’opera veramente ben congegnata, che indaga il funzionamento di una “macchina gigante”.

Note sul funzionamento di una macchina gigante, le poesie di Andrea Piccinelli

Ma che cos’è questa grande macchina? È la nostra società, che Piccinelli indaga in modo tutto suo, analizzandola come fosse un ingegnere, facendolo però con gli strumenti della Poesia. Ed ecco che, come citato, si parla dell’interesse di creare notizie fasulle e fuorvianti per il proprio tornaconto, come del resto si contesta una certa mancanza d’umanità in cui si sta pericolosamente incorrendo: “Non riusciva ad adattarsi/ ai tempi moderni: pensava che le persone/ si stessero trasformando in robot.”

Andrea Piccinelli, classe 1980, prima di questo volume aveva pubblicato altre sillogi poetiche, quali Aporie spurie con Oedipus e Degenza autoptica con Sigismundus. Di certo lo scrittore può vantare un’estetica letteraria pienamente originaria, in linea ai nostri tempi, dove la tecnologia entra con forza nelle nostre vite. Così anche i versi si fanno in qualche modo tecnologici, ritrovando così quel legame tra Scienza e Poesia, oggi scomparso, ma che gli Antichi consideravano inscindibile.