“L’altro teatro” fra un Tasso e “Tecnostar”

0
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Con Altro teatro Maura Del Serra prosegue un percorso iniziato con Teatro, pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Petite Plaisance di Pistoia, per la quale ultimamente è uscito anche  quest’ultimo volume, dove la drammaturga, poetessa, traduttrice e critica letteraria propone, in 201 pagine, drammi che non avevamo avuto modo di leggere nel libro di qualche anno addietro, raccolti all’interno della collana Antigone curata da Moreno Fabbri.

"L'Altro teatro" di Maura del Serra

In Altro teatro si presentano le pièce: Tecnostar, Zelda pazza di gloria, Baci scritti per Milena, Voci dei Nessuno e Torquato Tasso, con il quale l’Autrice si misura in un genere fin qui inesplorato, vale a dire il libretto operistico, che viene tratto dall’omonimo testo di Goethe, dove la celebre figura viene rivelata in chiave emotiva e psicologica, raccontando il disagio del Tasso, proveniente da vicissitudini amorose, ma perché trovatosi a misurarsi con un’opera più grande di lui: La Gerusalemme Liberata. In Tecnostar la Del Serra si riscopre quasi fantascientifica, in questo modo narrando – attraverso il mito – quelle che sono le lacune e i tic nella nostra società, che Marco Beck, Autore dell’introduzione, definisce giustamente “Iper-mediatica”, ed è in questo contesto che l’umanità si sperde a favore di un robotico automatismo. In Zelda pazza di gloria ritorna, come nel Tasso, il tema della folli, in quest’atto unico dove Zelda Sayre, moglie di Francis Scott Fitzgerald, si ritrova chiusa in una clinica psichiatrica a causa di attacchi di schizofrenia, costretta a confrontarsi con misteriose ombre. Una donna reclusa è anche Milena Jesenská in Baci per Milena, traduttrice di Franz Kafka che viene internata nel lager femminile di Ravensbrück. Voci dei nessuno, con sottotitolo Foto segnaletiche di prigionieri, è il lavoro più sperimentale e astratte della Del Serra, dove una serie di voci femminili e maschili, voci di detenuti, ci raccontano personali storie e tormenti.

In Altro Teatro dunque la scrittrice ha scelto soggetti allo stesso tempo intimi e esplosivi, parlandoci più del dialogo con se stessi che con l’altro, insegnandoci che è proprio la nostra interiorità, in certi frangenti, a trasformarsi nell’“altro”, in quei momenti in cui il mondo esterno ci lascia soli e permangono dunque soltanto universi introspettivi, che da immaginari possono diventare concreti.

“Non è incubo una vita che ha un segreto castello”: solo una breve prova dello stile dell’Autrice, riportando una battuta di Eco da Voce dei Nessuno, a dimostrazione di come la drammaturga unisca nella sua poetica realismo e fantasia, costruendo, sia in versi che in prosa, battute e dialoghi tecnicamente ricchi, ma splendidamente fluidi, che appaiano al lettore quali solide strutture scultoree. Sì, definirei proprio così la scrittura di Maura del Serra: scultorea, e in questo riassumo la sua architettura perfetta, come la sua eleganza, caratteristiche grazie alle quali può trattare i suoi personaggi allo stesso tempo in modo così veristico e artistico.