“In trincea per amore”: famiglie in lotta contro la droga

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In trincea per amore. Storie di famiglie nell’inferno delle droghe, edito da Paoline, è il titolo del suo ultimo libro. Angela Iantosca, scrittrice versatile e poliedrica, si racconta a Off.

Angela, come nasce questa tua ultima avventura letteraria?

Nasce dalle migliaia di persone che ho incontrato in questi anni da quando, nel 2015, ho cominciato ad occuparmi di tossicodipendenza. Nasce da questi anni durante i quali ho frequentato la comunità di San Patrignano, venendo a contatto con tantissime storie che mi hanno fatto comprendere che la droga è democratica, che non si ferma di fronte ai titoli di studio, che riguarda tutti, le periferie e il centro delle città. Nasce dalla frequentazione delle associazioni di genitori distribuite sul territorio nazionale dove ogni giorno si incontrano migliaia di famiglie coinvolte loro malgrado in questo inferno che si chiama droga. Nasce dalla frase che un giorno mi disse la mamma di un ex tossicodipendente: “Parla di noi”. Nasce dalla frase che mi disse un padre di un ragazzo in comunità: “Ho fatto cose che un padre non dovrebbe mai fare pur di salvare mio figlio”. Da tutto questo è nata la necessità di raccontare anche loro, le famiglie, ribaltando il punto di vista, raccontando il dramma che le attraversa se un famigliare elegge a propria Signora la droga. Così, dopo essermi concentrata sui ragazzi tossicodipendenti e sulle loro storie che ho pubblicato nel precedente Una sottile linea bianca. Dalle piazze di spaccio alla comunità di San Patrignano (Perrone, 2018), è nato In Trincea per Amore (Paoline) che racconta le famiglie di tutta l’Italia, racconto l’importanza del chiedere aiuto, la necessità di far rete, di trovare la forza di compiere scelte estreme per salvare un figlio, di mettersi in discussione, di comprendere le proprie responsabilità, di ritornare a vivere per poter davvero aiutare chi ha bisogno di aiuto.

Chi vorresti, in particolare, leggesse il tuo libro?

Le famiglie, soprattutto quelle che pensano di essere immuni dal problema. E i ragazzi, perché possano comprendere in modo preventivo quale dolore enorme possono provocare in chi dicono di amare. E gli insegnanti, perché è fondamentale sapere per dare le risposte giuste agli studenti.

Il prossimo step della tua carriera che ti piacerebbe raggiungere?

Voglio continuare a scrivere. E a tal proposito ho in cantiere altri “figli”. Ma non mi dispiacerebbe tornare in tv con qualcosa di mio, un documentario, un approfondimento (ha realizzato qualche servizio per L’Aria che Tira ed è stata inviata de La Vita in Diretta nel 2014-2015 – ndr). L’esperienza teatrale che sto facendo con San Patrignano è straordinaria e mi piacerebbe continuare anche in questa direzione. Ovviamente ho il romanzo nel cassetto e un progetto internazionale nella testa che un giorno riuscirò a realizzare! E poi chissà quante altre cose che ancora non immagino sono in serbo per me!

L’episodio OFF della tua carriera?

Quelli che mi hanno portato alla tv sicuramente sono i più divertenti. Come quando mi hanno preso in un programma. Sapete come è accaduto? Mi fissano un colloquio con una persona. Vado all’appuntamento, ma questa persona mi continua a dire che devo aspettare perché è impegnata. Ad un certo punto torna da me con una signora e mi dice: “Devi aspettare ancora un po’. Ti dispiace se questa signora aspetta con te?”. Io sorrido e comincio a chiacchierare con questa signora, nella convinzione di doverle fare compagnia… alla fine, dopo due ore che le parlavo di ciò che facevo, del mio lavoro in Calabria, dei libri sulle donne di ‘ndrangheta, mi dice: “Per me sei perfetta: sei assunta!