Rosalba Carriera, “Ornamento d’Italia et prima pittrice de l’Europa”..

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Allegoria della musica (dettaglio), 1712, pastello su carta, Collezione Bavarian National Museum Rosalba Carriera / Public domain

Il collezionista e antiquario Anton Maria Zanetti la ritrae, in un disegno- caricatura, anziana, la faccia quadrata, cuffia da ricamatrice, rughe, nasone, e scritta “la Sig.ra Rosalba Amica dell’Autore”. La “Divina Rosalba” l’aveva soprannominata nel 1729 il suo primo biografo, Pier Caterino Zeno. Rosalba Carriera (Venezia 1673-1757) aveva cinquantasei anni.

Secondo l’imperatore Carlo VI, era “brutta”, ma “eccellente” pittrice. La sua bravura nel dipingere piccoli ritratti e allegorie in miniatura, con pastelli dai colori delicati, l’aveva resa celebre. Principi, borghesi e intellettuali, facevano a gara per farsi ritrarre da lei. Riceveva inviti da tutta Europa, dal re di Francia al duca di Modena, dall’imperatore di Vienna all’elettore di Baviera, sino a tanti lord e intellettuali inglesi, che giungevano in Italia col Grand Tour.

Christian Cole, segretario di lord Manchester, presente a Venezia dal 1701, l’aveva definita “Ornamento d’Italia et prima pittrice de l’Europa”.  Le aveva facilitato addirittura l’ingresso, il 27 settembre 1705, nell’Accademia di San Luca a Roma col titolo di accademica di merito.

Autoritratto con il ritratto della sorella, 1715, Firenze, Galleria degli Uffizi Rosalba Carriera / Public domain

Rosalba, figlia di un cancelliere di Chioggia, trasferito in laguna, e di una giovane madre, aveva studiato latino, francese, inglese, musica e poesia. Ma aveva scelto la pittura, dai quattordici anni, esordendo a fine Seicento come miniaturista, insieme a due sorelle minori. Nella casa-bottega veneziana di San Vio, dipingeva tabacchiere in avorio per aiutare la famiglia, ma presto si era data al pastello, con cui creava con abilità sfumature diafane e luminose, superfici perlacee, volti delicati incorniciati da grandi parrucche argentee, bionde, scure. Di ogni personaggio sapeva descrivere, con sensibilità e psicologia, ogni piega dell’animo.

Ritratto di Jean Le Blond, 1727 circa, pastello blu su carta, 58 cm x 56 cm, Collezione Gallerie dell’Accademia Rosalba Carriera / Public domain

Sotto il suo pennello era passata tutta la società europea del primo Settecento: dame imbellettate, tra pizzi e crinoline, principesse come Maria Enrichetta di Modena e Anna Amalia Giuseppa di Modena, figlie del duca Rinaldo d’Este, rosate, vaporose, infiorate. Imperatrici come l’impettita e florida Elisabetta Cristina, lord inglesi come Henry Fiennes Clinton, occhi cerulei e bei lineamenti. Il giovane Lewis conte di Rockingham è ripreso energico e baldanzoso, mentre il Cardinale Dionisio Le Blond appare pallido e tormentato.

Rosalba si autoritrae con notevole realismo nel primo Autoritratto ufficiale, del 1710, commissionato dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici e oggi agli Uffizi di Firenze. Capelli tirati in su, una rosa bianca, legata al suo nome (latino Rosa alba), mostra il ritratto della sorella e collaboratrice. Uno degli ultimi autoritratti, conservato all’Accademia di Venezia, la mostra ormai cieca e al limite della pazzia.

Ritratto di Antoine Watteau, 1721, pastello su carta, 55 x 43 cm, Museo Civico Luigi Bailo, Treviso / Public domain

Femminista ante litteram, refrattaria all’amore e al matrimonio, si dichiarava di “natura fredda” e troppo presa dal lavoro. Amante del caffè, sino a leccare la caffettiera, era malata di quella malinconia, che l’accomunava a molti artisti, tra cui Jean Baptiste Watteau, il pittore francese delle feste campestri, più giovane di lei di undici anni. Lo aveva conosciuto a Parigi, durante un soggiorno, ospite del banchiere Pierre Crozat. Il 21 agosto 1720 c’era stato il primo incontro tra “quella signorina Rosalba, che può discutere d’arte come un maestro” e Jean Baptiste Watteau. I due si scambiano biglietti affettuosi e reciproci ritratti: lui la dipinge mentre sostiene in grembo due rose bianche, con l’iscrizione “Rosa Alba”, lei in un ritratto oggi non identificato. Ma, in compenso, un bel pastello del Museo Civico di Treviso, fatto da Rosalba, ci restituisce un Ritratto di Antoine Watteau, magro, elegante e fascinoso un anno prima della morte.