ABBONATI A CULTURAIDENTITA’: DIVENTA MECENATE!
Marco Lodola, uno dei più importanti artisti italiani, ha recentemente criticato le modalità in cui da due mesi gli italiani sono sottoposti a un bombardamento mediatico ossessivo. E ricorda come sia dovere dell’arte svolgere una funzione critica rispetto ai momenti in cui viviamo (Redazione).
Il grande artista racconta i suoi segreti tra pittura, scultura e Sanremo
Marco Lodola, 64 anni, artista a tutto tondo tra i più noti del panorama italiano contemporaneo. Ama definirsi un elettricista dell’arte…
Marco, da Red Ronnie al RoxyBar ha detto che essere artista è anche saper “giocare”. Ecco, cos’è il “gioco” dell’arte per lei?
Il gioco dell’arte è parallelo a quello della vita. Filosoficamente è una ricerca quasi inutile, quindi un “passaggio” dell’esistenza da affrontare con leggerezza, ma non con superficialità. Per me oggi non ha senso e non si può definire l’arte, piuttosto si può giocare a fare arte cercando di “sdrammatizzare”. Mi spiego: io amo definirmi un elettricista piuttosto che un artista; faccio sculture luminose le accendo per il piacere di vederle. Ecco tutto, niente di più e niente di meno. Anche perché ormai grazie ai social – ahimé – sono tutti artisti…
A proposito di questo, esiste l’arte sui social network secondo lei?
Certo, ma bisogna anche saperci fare i conti. I social hanno spalancato a tutti un mondo di possibilità, chiunque infatti può mettersi in mostra. Anche qui, sui social, il bello è saper stare al gioco e utilizzarli correttamente. Non dimentichiamoci che il social in quanto tale può snaturare il senso stesso dell’arte, essendo apparenza pura, un vero e proprio regno dell’invenzione e dell’effimero. Però bisogna convivere coi tempi che corrono e ripeto, fa parte del lavoro dell’artista stare al gioco anche se, fosse per me, tornerei a impastarmi le mani coi colori su una casupola in riva a un fiume.
Come definirebbe il suo lavoro di artista?
Per me è il lavoro è terapia: sono un professionista terapeuta di me stesso. In giro si trovano tanti artisti che voglio spiegarti verità assolute sulla loro arte – che poi si rifanno sempre ai tabù classici di sesso, morte e soldi. Io invece quando lavoro voglio essere semplice, immediato: come il colore! Senza troppe spiegazioni complesse che alla lunga diventano ridicole.
Lei è uno storico collaboratore del Festival di Sanremo, quest’anno per altro iniziato forse con qualche polemica di troppo…
Decisamente è iniziato con troppe polemiche. Su Amadeus posso dire che ha detto quella frase “infelice” con assoluta innocenza e senza nessuna pretesa. Per quanto riguarda invece la visibilità che si sta regalando a Junior Cally, non so che dire: se non che se si voleva criticare il suo stile forse non è stato fatto nel modo giusto, visto che da giorni è sulle prime pagine di tutti i giornali e sulla bocca di tutti.
Il primo ricordo di Sanremo e l’ultimo?
Nel 2008 abbiamo avuto l’idea di creare una vetrina esterna
all’Ariston illuminata che potesse raccontare il Festival anche a chi non
avrebbe avuto la possibilità di entrare. Quest’anno invece, tra le altre cose,
ho realizzato un omaggio luminoso a Domenico Modugno.
Marco, un artista che si rispetti non si sottrae nemmeno al “gioco politico”, giusto?
Certo, anche perché l’artista è politico! Io personalmente ho sempre cercato di prendere le cose buone da ogni partito ma mi meraviglio sempre come quando nella più palese manifestazione di cazzate, se uno ha appartenenza di sinistra allora è salvo. Io la vedo diversamente: se Salvini dice una cosa giusta, allora sono d’accordo con lui, la stessa cosa però vale se la dice Renzi. Io non voglio etichette appiccicate in fronte ma piuttosto cerco di guardare al buon senso delle proposte.
Riguardo alle Sardine invece…
Ecco, queste Sardine non mi vanno a genio: a loro preferisco altre “sardine”, ovvero le giovani e belle donne sarde. A parte gli scherzi: è un movimento partito con un certo spirito libero che si è immediatamente fatto contaminare dai partiti promuovendo solo “idee contro” (Salvini, ndr) e nulla “a favore”. Insomma, una delusione.
Domani in Calabria ed Emilia-Romagna si vota. Come arrivano gli schieramenti alle urne?
In queste elezioni è il centrosinistra che ha tutto da perdere, in particolar modo in Emilia-Romagna: storicamente per loro una roccaforte. La sconfitta sarebbe l’ennesima conferma che è arrivata l’ora di votare, anche alla luce del fatto che il Pd pochi mesi fa è rientrato al governo dalla finestra dopo essere stato cacciato dalla porta principale. C’è paura del confronto vero, delle elezioni. Io rispetto la vera sinistra, ma questa, quella sbiadita del Pd e del Movimento 5 Stelle non molto. In particolare questi ultimi mi fanno sorridere: nati col vaffa… ora rischiano di andarci loro!
Ci racconti un episodio OFF della sua carriera.
I miei episodi OFF sono gli incontri inaspettati… Quelli con persone genuine, con le quali ho trovato affinità, senza guardare ad appartenenze di destra o di sinistra. Tra questi incontri metto sicuramente quello con Red Ronnie: uno spirito libero che, suo malgrado, viene massacrato per aver dato spazio a Salvini. Quando invitava Franceschini nelle sue trasmissioni però andava tutto bene.
L’ultimo numero di #CulturaIdentità è dedicato agli artisti italiani: lei che è un grande artista vuole dare un consiglio ai suoi giovani colleghi emergenti?
Fate l’accademia, studiate, prima imparate le basi e poi mischiate le carte, anzi… stravolgetele!