“Mi sento Simone al 100% quando sono su un palco. Quando sono giù dal palco, aspetto di risalirci per tornare ad essere Simone”. Classe ’87, Simone Avincola, in arte solo Avincola, è uno dei cantautori più promettenti della scena romana.
Ha catturato l’attenzione già a 21 anni, pubblicando il suo primo ep di inediti, e ha confermato successivamente il suo talento ottenendo numerosi riconoscimenti, dal Premio Stefano Rosso al Premio Botteghe d’Autore.
A dicembre 2019 è stato tra i dieci finalisti di Sanremo Giovani con Un Rider, in cui racconta le emozioni e le paure di vivere una storia d’amore in un’epoca fatta di lavori precari e incertezze.
“Questo brano – dice – nasce l’agosto scorso a pochi metri dal Lago di Bracciano, in una casa dove vado spesso, a Trevignano Romano. Quel posto mi ha sempre evocato suggestioni e scenari che hanno a che fare con quella sana nostalgia che poi prende forma nei testi e nelle musiche dei miei pezzi”.
Lucido osservatore del suo tempo, Avincola segue l’ispirazione: “Ultimamente non scrivo quasi più, lascio il microfono acceso e registro tutto quello che mi passa per la testa fino a che – dal buio della confusione – seguo il primo spiraglio di luce”.
Da sempre circondato dalla musica, con una madre che ascoltava i cantautori catalani e un padre che suonava e consumava i dischi del rock anni ’70, ha studiato per molti anni chitarra per poi sperimentare l’esperienza dei palchi e scrivere le prime canzoni.
Il suo percorso artistico si è incrociato con artisti come Edoardo de Angelis, Riccardo Sinigallia, Freak Antoni (Skiantos) e Paolo Giovenchi. Ma soprattutto il songwriter romano ha colpito non poco Fiorello. “L’incontro è avvenuto quasi per caso, nella sua splendida Edicola Fiore. All’inizio Rosario era divertito dalle prime canzoni che gli facevo sentire. Erano ironiche e a tratti surreali. Poi ha scoperto quelle più profonde e si è appassionato alle mie parole. Quindi ha cominciato a chiedermi di andare da lui e quasi si arrabbiava quando andavo senza chitarra!”.
Innamorato della sua Anna (“C’è quasi sempre lei nei miei ultimi brani. Anzi, ci siamo noi”) ha rifiutato una partecipazione a The Voice: “Non per snobismo. Oltre al fatto che non mi reputo un interprete (se non delle mie canzoni), non mi piace l’idea di un giudizio assolutistico e troppo spesso legato alla cosiddetta “qualità”. Per me puoi anche stonare o suonare male, quello che conta è che una canzone arrivi al centro del cuore”.
Attualmente sta lavorando al suo disco: “Ci ho messo dentro tanta verità ed il desiderio più grande è che il pubblico si senta raccontato, capito e abbracciato. Ci tengo molto perché per me la musica non è nient’altro che condivisione, un modo per non sentirci sbagliati e un’opportunità per capirlo insieme”.