Molti poeti di oggigiorno si scapicollano per trovare nuovi metodi di scrittura di versi, quando invece in certi casi il ritorno alla tradizione e al lirismo offre la possibilità di creare delle opere di valore e anche particolarmente potenti sotto il profilo emotivo. Questo è il caso per esempio di Grido di corda, di Lina Vannini: una raccolta poetica di cinquantuno pagine pubblicata quest’anno da Transeuropa nella collana Nuova Poetica 3.0.
“Fili sottili/ appesi a nodi di luce,/ tumultuanti sulla sponda/ del nulla./ Iridescenza di lacrime,/ fluidi palpitanti,/ sulla ragnatela lacerata/ delle memorie.” Si tratta della lirica Nostalgia, dove l’autrice, attraverso suggestivi e toccanti grumi di parole, dà vita al suo passato, fatto di luce, ma anche di lacrime, raccontando in modo intimo un’esistenza pienamente vissuta, permettendo ai lettori di leggere le profonde note del suo cuore e della sua anima.
Quello di Lina Vannini è insomma un tocco classico, non privo comunque di metafore originali e di figure potenti, che colpiscono fin da subito chi legge questi versi, pienamente godibili a una prima lettura, seppur vi siano più piani interpretativi.
L’autrice è classe 1938 e si è fatta conoscere in passato come artista, sarà per questo che i brani di Grido di corda paiono così pittorici, con descrizioni che, anche se brevi, sono in grado di connotare alla perfezione atmosfere reali o immaginate.
La Vannini arriva a questo libro dopo avere pubblicato nel 2017 il romanzo Queste donne, uscito per l’editore Ensemble. Questa di cui si è parlato è la sua prima raccolta poetica in cui il verso si fa struggente e vivo, semplice, ma mai scontato e sono bastanti questi tre versi riportati sul quarto di copertina per colpirci: “Voglio sentire/ l’onda calda dell’amore,/ il taglio lacerante del distacco.”