Con Temporin nel Castello dei mondi possibili

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I francesi lo chiamano “esprit de l’escalier”e denota quella situazione in cui troppo tardi ci giunge la favella per replicare a modo, quando ormai siamo “sulla scala”, appunto.

Domanda: quante volte abbiamo sospirato l’impossibilità di una sistematina al nostro passato? Risposta: almeno altrettante per raddrizzare il nostro futuro, anche se in questo caso si smonta l’impossibile consultando i Tarocchi.

Ma se i Tarocchi fossero anche una “buca del coniglio” (copyright Stephen King) attraverso cui cambiare il passato?

Fantastico italiano, quella "buca del coniglio" in Val Padana...

E’ quanto accade nei mondi possibili della letteratura e nella fattispecie nel romanzo di Maurizio Temporin, “Arcana. Il castello dei destini sbagliati” (Mondadori, 2019, 284 pagine, 19 €, una storia ideata insieme a Tiziana Troja, con il contributo di Francesco Guerrini, Ana Carlota Pacunayen e un’inedita introduzione di Luigi Serafini, autore del celebre Codex Seraphinianus), dove cinque sconosciuti alla corte di un mago tra le nebbie del Nord Italia accettano l’invito a personificare altrettanti Arcani Maggiori per dar vita a un mazzo vivente in grado di agire sugli eventi.

Il mago è Ermete, è cieco e paraplegico e gli ospiti diventano prigionieri, perché il prezzo da pagare per estinguere il passato è una moneta di vecchio conio, vecchio come il mago, talmente vecchio da stare ai confini della realtà.

Ma attenzione: Arcana non è un libro fantasy, in quanto guarda al fantastico italiano seguendo la meglio tradizione di Calvino e Buzzati.