“Leonardo Infinito” e livornese, in un ideale viaggio espositivo che collega il genio scomparso 500 anni fa alla città toscana, il più ricco porto franco del Centro Italia, e alla famiglia Medici. Il Castello di Sonnino ospita, in occasione del cinquecentenario della morte del Maestro vinciano, una grande mostra tributo curata da Tiziana Todi, promossa da Progetto Editoriale, con il patrocinio dei Comuni di Livorno e Cecina, dell’Associazione Internazionale di via Margutta e della Camera di Commercio Maremma e Tirreno.
Un vero e proprio percorso itinerante e in continuo divenire con oltre trenta opere realizzate da artisti italiani, perlopiù emergenti, e inaugurata lo scorso 21 settembre. Al progetto partecipano anche noti esponenti della Nuova Scuola Romana in una rivisitazione contemporanea e creativa dei lavori di da Vinci. L’approccio al passato raffigurato nel presente dall’estro delle nuove generazioni con lo sguardo rivolto all’eredità pittorica, ingegneristica e filosofica di Leonardo. Indagini e interrogativi che esplorano la figura di uno dei più grandi precursori odierni in chiave realistica e non meramente retorica, attraverso il complesso pensiero Vinciano, seguendo il fil rouge della storia.
“Leonardo non era figlio di artigiani, ma dell’upper class del sul tempo. Con lui ce ne saranno altri, come Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, a testimoniare l’evoluzione nella genesi sociale dell’artista che cambia, guarda in faccia il suo committente e può anche mandarlo a quel paese. Non è possibile definirlo un toscano a tutto tondo, perché per essere tale avrebbe dovuto possedere la certezza della propria spigolatura. Lo testimoniano i dodecaedri e i poliedri che sono pieni di punte nelle opere, così come era il suo carattere”, Philippe Daverio, scrittore, storico dell’arte, e pungente narratore tivù accompagna il visitatore alla scoperta di un misterioso, inaspettato Leonardo da Vinci e sottolinea: “La sua importanza sta nell’essere stato il primo rompiscatole della storia dell’arte occidentale. Tutti quelli che sono arrivati dopo sono un po’ figli di Leonardo da questo punto di vista. Diversamente da Ghirlandaio e Botticelli che, anche dipingendo quadri estremamente sofisticati, erano comunque artigiani. La nascita di Venere del secondo è la trasposizione di testi umanistici in un dipinto che ubbidisce ai dettami della classe colta. Leonardo è un rivoluzionario e trasgredisce, anche sessualmente, con i ragazzi di casa Medici. Poi da Roma a Milano finirà per diventare un organizzatore di feste e lì incontrerà i Domenicani che legittimeranno il suo diritto di essere aristotelico, diventando antifiorentino ancora di più. Consapevole che il sapere proviene dalla sperimentazione e non dalla teoria in una nuova strada verso la modernità”.
Curiosità? da Vinci, molto probabilmente, non è mai stato a Livorno. L’immaginazione racchiusa nella curatela dell’expo porta a credere che il Maestro si sarebbe interessato all’ingegneristica, ai canali in costruzione, all’idraulica, all’organizzazione del sistema portuale, nonché alla regolamentazione delle acque ed al loro impatto ambientale. Forse il Forte Mediceo sulla scogliera di Quercianella, che viene edificato negli stessi anni, per poi trasformarsi nell’attuale Castello sul mare, avrebbe attirato la sua attenzione.
Ci sono racconti del passato che rivivono nell’antica roccaforte. La grotta naturale affacciata sul Mediterraneo custodisce il sarcofago in marmo rosa delle Apuane con le spoglie del Barone Sidney Sonnino, statista italiano tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, attento nella scena politica dell’epoca al Meridione contadino. Per Daverio “Leonardo sperimentatore analizza il ventre femminile allo stesso modo in cui studia il cuore e poi ne userà i rami per realizzare i decori della Sala delle Asse al Castello Sforzesco di Milano. Un mondo di sperimentazione che concretizza ciò che prima non si usava fare. Trent’anni avanti si andava per citazioni e per stilemi. In questo senso donna-uomo, cavallo-gatto erano uguali. Non era molto attratto dal gentil sesso, c’è una parte della sua vita, quella di corte, in cui la ritrattistica era quasi consuetudine. Cecilia Gallerani, amante del “Moro” Ludovico Sforza, era la più bella dell’area, quindi bisognava farle un ritratto. Potremmo definirlo per la sua estetica, e non solo, il più apprezzato dai mitomani”.
Tra i creativi che hanno partecipato all’originale percorso espositivo a Livorno, con pennellate pastose, acrilico e china, Daniela Foschi, Giuseppe Frascaroli, Paolo Gallinaro, Nicoletta Gatti, Micaela Giuseppone, Maria Rita Gravina, Angela Palese.E, ancora,Chiara Abbaticchio, Xante Battaglia, Tiziana Befani, Sonia Bellezza, Stefania Catenacci, Amalia Cavallaro, Francesca Cervelli, Claudio Cignatta, Alessandro Cignetti, Daniele D’Amico, Sonia De Rossi, Roberta Di Sarra, Daria Faggi.Poi, Tommaso Pensa, Eleonora Pepe, Daniela Poduti Riganelli, Gualtiero Redivo, Marco Rossati, Fabio Santoro, Rosamaria Salkin Sbiroli, Renata Solimini, Claudio Spada e Rodolfo Villaplana.
La curatrice Tiziana Todi, direttrice della Galleria Vittoria di via Margutta a Roma, all’opening offre interessanti spunti di riflessione sul rapporto fra arte rinascimentale e moderna, Giosué Allegrini, capo ufficio storico della Marina Militare Italiana e critico d’arte, racconta da Vinci nelle suggestioni dovute alla costruzione livornesi sulle acque, rappresentando il tramite ideale tra antico e contemporaneo, Francesco Malvasi, direttore artistico di Progetto Editoriale, illustra, nel convegno successivo al momento inaugurale della mostra, le motivazioni che hanno portato alla scelta della location espositiva, spaziando fra la Toscana e Milano, in una proiezione europea.
Una promenade culturale che, di fatto, catapulta il visitatore dal Rinascimento sino all’oggi. L’esposizione è visitabile su prenotazione dal 26 al 28 settembre, e dal 3 al 5 ottobre, dalle 15.30 alle 19.30.