Capita spesso che dietro a qualche Carneade si celi, in realtà, se non un vero e proprio gigante, almeno una figura che, senza la fama che le sarebbe dovuta, ha apportato qualcosa alla cultura italiana.
È, questo, il caso di Paolo Rolli il cui nome difficilmente suonerà familiare a chi non abbia approfonditi interessi letterari: poeta romano (e la Roma cardinalizia di fine Seicento) vissuto tra il 1687 e il 1765, Rolli fu attivo a Londra come assiduo promotore della cultura del suo paese. E fu anche librettista per Haendel, Porpora, Galuppi. Insomma, fu un letterato dalla fortunata attività musicale, aspetto, purtroppo, ancora troppo sottovalutato.
Nel 2015, in occasione del 250° anniversario della morte, si tenne a Todi il convegno Paolo Rolli e la musica. Ora, finalmente, da quel primo pioneristico simposio dedicato al Rolli poeta per musica, le edizioni NeoClassica hanno dato alla luce Dolcissima fassi la musica e la favella (NeoClassica, pagg. 138, euro 25), un prezioso libriccino curato dal musicologo Giacomo Sciommeri e dedicato, per l’appunto, alla carriera europea di Rolli librettista.
Il motivo della centralità di Rolli nella storia della musica lo spiega il curatore stesso nella sua introduzione: «Se ci soffermiamo sui suoi versi per musica, i melodrammi, le cantate e le canzonette di cui è stato autore hanno beneficiato, grazie alla stampa e ristampa in varie raccolte poetiche, di una vastissima circolazione, pari solo a quella di Pietro Metastasio e pochi altri. Fu per tale “dignità” che la poesia per musica del Rolli ha interessato compositori di tutta Europa appartenenti, oltretutto, almeno a tre generazioni differenti che arrivano a un secolo dopo la sua morte»
Nel volume miscellaneo, una serie di contributi fanno luce sul poeta romano. Carlo Caruso tratta gli aspetti letterari della poesia per musica nel Settecento italiano, Fabrizio Dorsi affresca un panorama della vocalità nelle opere rolliane, Sciommeri analizza la raccolta Di canzonette e di cantate edita a Londra nel 1727, Giancarlo Rati esamina la figura di Rolli nella critica e, infine, Filippo Orsini ripercorre la vita di Rolli a Todi, città in cui morì. Arricchiscono il libro un’appendice iconografica di Monica Castrichini e una postfazione di Teresa M. Gialdroni sul database “Clori” come fonte di studio del repertorio vocale cameristico di Rolli.