È il letterario fantastico di Jorge Luis Borges che ispira Beatitudo, lo spettacolo dei 30 anni della Compagnia della Fortezza, con la regia e la drammaturgia di Armando Punzo, in scena al Teatro Menotti dall’8 al 10 febbraio. I personaggi di Borges, infiniti e di tutte le epoche, rappresentano l’intero universo.
L’empatia c’è con quelli che sentiamo più lontani dalla vita, con quelli che non ci danno appigli per riconoscerci, che si rendono imprendibili, e ci indicano una possibilità che sembra lontana. Averroé, Cartaphilus, Pierre Menard, l’Uomo Grigio, Almotasim, Emma Zunz, Asterione, Tzui Pen non ci appartengono, non ci assomigliano. Solo Funes vuole liberarsi della sua memoria sterminata e rinominare il mondo. Il voler dimenticare di Funes è il nostro desiderio di poter vivere al di fuori della vita passata, futura e presente.
Il tempo è sospeso e i luoghi di Borges non si prestano alla narrazione: sospesi, sbiaditi e bagnati dalla luce del sogno e non dalla realtà. La biblioteca, il labirinto, l’infinito, lo specchio, il giardino dei sentieri che si biforcano, le rovine circolari sono i luoghi di un’altra vita. La sua opera esiste in quella parte mancante che costringe gli uomini alla perenne ricerca di un senso che sfugge.