È uscito oggi mercoledì 6 febbraio Sine Cera (Audax Editrice, 122 pagine), l’ultimo libro di poesie di Emanuele Franz. Il volume conclude una trilogia poetica: preceduto da Proteo Liberato (2012 – una silloge che al tempo fece molto discutere a causa della prefazione di Licio Gelli) e Il Risveglio di Gregorio, 2401 endecasillabi stampati e raccolti in un unico libro nel 2013 ma frutto di un instancabile lavoro durato ben quindici anni.
L’opera, composta prevalentemente da sonetti e settenari, è quasi interamente realizzata in metrica, una metrica incalzante che si rifà al passato e che certo è scelta in controtendenza rispetto a gran parte della poesia contemporanea. Ciò che oggi molti interpretano come limitazione è, per Emanuele Franz, il suo esatto opposto: la metrica è infatti definita dall’autore come luogo in cui nasce la libertà, perché forgiata dalla regola. Regola che, dal suo punto di vista, è creazione, invenzione e quindi di nuovo libertà. Da qui la capacità/necessità di mostrarsi senza cera, senza maschere e libero da ogni artificio.
Il testo è ricco di immagini che si imprimono in maniera indelebile nella mente del lettore per riemergere vividamente nei momenti di solitudine, tipici della condizione umana. Molte delle poesie sono state scritte in viaggio e catturano elementi di luoghi lontani, trasportandoli in un qui ed ora sempre ripetibile e mai uguale a se stesso.
Filo conduttore dell’opera di Franz è la nudità dell’uomo al cospetto dell’infinito, il senso di spaesamento generato dall’illimitato dal quale è impossibile trovare riparo. Un di fuori così ampio da rendere l’essere umano incapace di raccontare qualsiasi esperienza interiore, un’immenso scarto tra dentro e fuori come fondamento dell’incomunicabilità; condizione che inevitabilmente germina in solitudine.
L’unica strada da percorrere per uscire da questo impasse è lo scherzo, l’ironia, la parodica e al contempo reale (perché necessaria) riproduzione di spensieratezza, che permette d’intendere le cose in un’altra prospettiva. Prospettiva che è poi quella della salvezza.
Per questa ragione il volume è contemporaneamente tragico e scherzoso, è un viaggio attraverso diversi aspetti di una stessa cosa, diverse letture della disperazione. Franz in Sine Cera sospende tra dramma e comicità un sottilissimo filo e aiuta il lettore a percorrerlo assieme a lui in un costante allenamento all’equilibrio interiore.