Organizzato da Vittorio Vaccaro e Ilaria Amè, il progetto Mythos LA DONNA 2.0 ha chiuso la sua terza edizione domenica 21 Ottobre. Un percorso di riflessione che ha visto la partecipazione di personaggi dello spettacolo, giornalisti e professionisti di settore per rispondere alla domanda: quanto è reale, nella società contemporanea, la parità tra i sessi?
Domenica è stata una serata incisiva ed emozionante che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico dalla mente al cuore, questo grazie al contributo di personalità influenti e attive all’interno della società che si battono per dare voce ai più deboli. Di grande impatto e particolarmente apprezzata la proiezione del documentario sul femminicidio Donne e libertà presentato alla 75esima Mostra del cinema di Venezia, scritto da Francesca Carollo per la regia di Jo Squillo, che racconta una serie di testimonianze sopravvissute a violenze domestiche. Jo Squillo è anche ideatrice dell’installazione Wall of Dolls, ideata cinque anni fa con lo scopo di rendere indelebile, denunciare e sensibilizzare il tema della violenza sulle donne.
Sicuramente è stata determinante la presenza della presidente Paola Radaelli dell’associazione UNAVI –Unione Nazionale Vittime di reati violenti che promuove e tutela valide azioni di prevenzione in difesa delle vittime, che giorno dopo giorno aumentano sempre più, rimanendo in sordina nella paura di chiedere aiuto.
E’ cosi’ che risulta fondamentale dare voce ad un movimento politico e culturale che nella sala stampa della Camera dei deputati ha sensibilizzato l’opinione pubblica e le istituzioni per procedere in tempi rapidi ad approvare la legge sulla legittima difesa.
I Casi di cronaca sulla violenza delle donne sono sempre più frequenti, una crudeltà feroce che rende impotenti, una follia che cresce- sono queste le parole di una delle donne protagoniste del documentario di Jo Squillo.
Domenica sul palco del Teatro San Babila sono salite donne uniche del calibro di Giusy Versace: campionessa paralimpica, ballerina, autrice, attrice, fondatrice della ONLUS Disabili No Limits e deputata parlamentare portavoce dei valori di UNAVI; la bellissima Martina Colombari oltreché modella e attrice, volontaria da più di dieci per la Fondazione Francesca Rava N.P.H che si occupa di costruire orfanotrofi, ospedali, scuole di strada -siamo una bella comunità per Haiti, abbiamo aperto un presidio medico all’interno di uno slum- dice la Colombari. Apriamo gli occhi: ogni tre giorni viene uccisa una donna da un marito o da un compagno.. Non si ama da morire o alla follia, ma si ama da amare- queste le parole di chiusura di Martina Colombari durante l’intervista sul palco del San Babila.
Abbiamo ascoltato con cordoglio i racconti agghiaccianti di alcune delle vittime che hanno subito violenze, ora parte dell’associazione UNAVI; la tragica vicenda di Pinky – ho subito cinque anni di violenza familiare, isolamento da amici e famiglia, non ne potevo più di farmi maltrattare, quindi ho deciso di lasciare mio marito e scappare con i miei figli. Preso dalla follia mi diede fuoco davanti a loro. Sono stata salvata per miracolo dai miei vicini di casa. Oggi combatto non solo con me stessa, non è facile denunciare il proprio marito e per questo sono stata esclusa dalla mia comunità. Ascoltate i campanelli d’allarme non isolatevi e chiedete aiuto-.
La testimonianza di Antonella Penati, madre di Federico Barakat, ucciso dal padre nelle stanze sei Servizi sociali di San Donato durante un incontro protetto, colpito prima con una pistola e poi con settanta coltellate. Oggi Antonella ha perso suo figlio perchè nessuno fu in grado di ascoltare la sua parola. L’associazione Federico Cuore Onlus è nata in memoria del piccolo ucciso alla tenera età di otto anni.
Il 10 Novembre sarà la giornata mondiale dedicata ai diritti per l’infanzia e il 25 Novembre la giornata internazionale sulla violenza contro le donne.
Tutti i giorni dell’anno dovremmo porre una severa attenzione nei confronti di questi temi, per riflettere, per agire attivamente e per trovare il coraggio di aiutare gli altri. Tutti i giorni dovremmo salire sullo stesso palco su cui UNAVI e alcune vittime si sono abbracciate per chiedere a voce alta la fine del conflitto.