Daniele Stefani è il cantautore milanese che scrive per raccontare esperienze di vita, la sua non è solo una scrittura autobiografica. Ha trascorso parte del suo percorso artistico all’estero e sin da giovanissimo ha partecipato a diversi talent internazionali, riscuotendo successo. Solare, sorridente e curioso vive da sempre con fierezza e orgoglio la sua italianità. Musicista musicista e ancora una volta musicista.
Ci vuoi raccontare come nasce questa tua passione sfrenata per la musica?
Ho iniziato a fare musica all’età di 5 anni, incentivato dalla mia famiglia che mi ha lasciato sempre libero di scegliere, sono tutti molto appassionati. Nel tempo libero, partecipavo a concorsi televisivi per bambini, suonavo nei piano bar e durante alcuni eventi. Sono sempre stato determinato nella mia scelta e mi sono diplomato in chitarra classica al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Quando hai iniziato a capire che fare musica sarebbe diventato il tuo lavoro?
Quando avevo 22 anni. Ho inciso il mio primo album per Sony Music dal quale venne estratto il singolo Un giorno d’amore che per anni è stato il mio cavallo di battaglia. Nel 2003 ho partecipato a Sanremo nella sezione giovani con il brano Chiaraluna.
Per una serie di coincidenze ho portato un certo tipo di melodia italiana all’estero, soprattutto in Cile. Ho lavorato anche nei musical e in diversi spettacoli. Solo come cantautore non è facile vivere, bisogna sfruttare la musica a 360 gradi. Ho sempre vissuto di musica.
Qual è stato un concerto all’estero che per qualche motivo hai voglia di condividere con noi?
Sicuramente quello all’Olympia di Parigi nel 2002, aprivo il concerto di Natasha St-Pier. Poi ricordo sempre volentieri anche il Teatro del lago di Frutillar in Cile con la big band della forza aerea, perché sono stato il primo cantante pop europeo a salire su quel palco e l’Italian National Day in Canada. In ultimo direi il concerto dello scorso anno in Polonia perché la piazza era gremita di persone ed è stata per me una grande sorpresa.
Che progetti hai adesso?
Sono tornato in Italia due anni e mezzo fa e subito ho avuto un blocco nella scrittura, tuttavia spinto dal mio mentore Giuliano Boursier (che con la sua l’etichetta Music Ahead ha prodotto il mio album), posso dire di aver svoltato la situazione, segnando positivamente il mio ritorno a casa. Mi piacerebbe tornare a Sanremo, sperando che la commissione possa dare spazio anche ad artisti con un percorso diverso dal solito, come il mio: a dicembre sapremo gli esiti. Nel frattempo a novembre andrò in Cile per alcuni concerti, ma poi tornerò qui in Italia.
Nel 2019 uscirà il tuo album, anticipato dai primi due singoli, il primo dal titolo Italiani, perché la scelta del titolo? Cosa c’è dietro ad Italiani?
l’Italia è il mio paese. Sono nato a Milano, Milano è dove tutto è cominciato ed è stata proprio Milano a spingermi a ritornare, quindi sono molto affezionato al mio paese, nonostante ne riconosca i vizi (come racconto anche nelle mie canzoni).
Parlaci del singolo Generazione Trentenni estratto dall’album
Generazione Trentenni rappresenta un altro lato di me che non avevo mai presentato al pubblico, quello più ironico e cinico che racconta la mia generazione in particolare segna il passaggio tra la “nuova generazione” e quella più adulta che ha già costruito. Voglio dare voce alla generazione trentenni che è in piena fase di ristrutturazione e con grande speranza e voglia di fare non si lascia annientare dal sistema che non incentiva, ma demoralizza.
Chi sono gli artisti del momento che stimi di più?
Ultimo per quel che riguarda gli artisti uomini perché mi ci ritrovo molto, abbiamo una scrittura affine; mentre fra le donne Malika Ayane ed Elisa (la stimo moltissimo da sempre).
Raccontaci una tua giornata tipo
Non esiste. Di solito mi sveglio intorno alle 8.30/9, diciamo che la mattina non è il mio forte. Sono uno che faceva tardi la sera, ora ho quasi 38 anni e sono in una fase della vita diversa.
Alle 14 lo preparo sempre una caffè, o lo prendo in un bar, a seconda di dove mi trovo a quell’ora, canto una canzone, racconto un aneddoto di cronaca e lo condivido via social per creare un appuntamento con i miei fanbase.
Se non avessi fatto il cantautore che lavoro avresti fatto?
Il cantautore! Diciamo.. l’avvocato o il pilota.
E se potessi essere un film quale film saresti?
Difficile descrivere la mia vita con un film, ma direi: C’era una volta in America.
Sulla copertina di Italiani c’è una sventola bionda.. è la tua fidanzata?
E’ una modella; “ho una donna al mio fianco, ma sono molto riservato riguardo alla mia vita privata”.