Michelangelo Tommaso, “un posto al sole” in America

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Sono passati più di vent’anni da quando, una sera d’ottobre del 1996, arrivava sugli schermi italiani Un posto al sole, soap opera made in Naples ideata da un grande uomo di televisione Giovanni Minoli e liberamente ispirata alla serie australiana Neighbours. Il successo fu grandissimo e continua tuttora tanto da regalare una grande popolarità a tutti gli attori che si sono avvicendati nel corso degli anni. Da lì sono iniziate carriere importanti. È il caso di Michelangelo Tommaso. Arrivato a Un posto al sole nel 2002, quasi esordiente, ancora oggi è uno dei suoi protagonisti più amati. Ma nella sua carriera non c’è stata solo la serie di Raitre. Anzi, il suo vero “posto al sole” ora potrebbe essere l’America.

Sei appena tornato dall’America, com’è andata?

Alla grande. Sono stato a New York per studiare al Susan Batson Studio. Ci vado con una certa frequenza da 6 anni. È un viaggio che mi cambia sempre. Ho perso un po’ del mio patriottismo ultimamente (ride, ndr). Anche negli States non è tutto rosa e fiori, ma sono più orientati al futuro. Qui, invece, non c’è percezione del domani. È tutto fermo, ci guardiamo troppo indietro. È un vero peccato perché abbiamo un potenziale pazzesco.

All’inizio della tua carriera hai recitato in Gangs of New York

Macché, è stata un’idea di una mia vecchia agente. Quando girarono il film tantissimi attori fecero dei ruoli, anche molto piccoli. Io ero solo una comparsa. Ma lei mi consigliò di inserirlo lo stesso nel mio curriculum. Tra l’altro ero presente sul set quando ci fu un incidente. Si stava girando a Villa Borghese e un cavallo improvvisamente divenne imbizzarrito. Ricordo che sbucarono dal nulla innumerevoli paparazzi. Girai due giorni, erano i “giorni della merla” ma eravamo vestiti come se fosse aprile. Un freddo incredibile ma anche tanta emozione, non avevo nemmeno 20 anni. Di Caprio era totalmente impenetrabile, sempre concentrato.

Qual è stato il tuo vero esordio?

Mia cognata è stata una modella di alto livello. Un giorno venne chiamata per il provino di una pubblicità, non aveva un passaggio, mi chiese se la portavo anche perché sapeva che cercavano ragazzi della mia età. Io avevo 19 anni, e mi scelsero per girare lo spot. Poi arrivò un altro spot diretto da Ozpetek e Un posto al sole.

Non solo spot, hai recitato anche in Saturno Contro 

È stata un’esperienza enorme. Mi chiamò direttamente lui, si ricordava di me e gli sembravo perfetto per il ruolo. In quel film c’erano tutti gli attori più importanti del cinema italiano. Un grande terrore ma anche un’emozione pazzesca.

Ultimamente sei stato tra i concorrenti del talent show Sky Dance, dance, dance. Un bilancio dell’esperienza?

Molto bella, anche se avrei voluto che durasse di più… purtroppo siamo usciti alla quarta puntata quando avevamo appena iniziato a prenderci gusto! È stata tosta affrontare quest’esperienza con mia moglie (l’attrice Samanta Piccinetti, ndr). Abbiamo due modi diversi di affrontare il lavoro. Io sono più impulsivo e competitivo, lei è più riflessiva e pacata. Ci siamo scontrati molto, anche a casa… perché devo ammetterlo, avrei voluto vincere!

Ti piace ballare?

Sì, è una passione che ho scoperto dopo i trent’anni. Ho studiato stili molto differenti tra loro.

E se fossi uno stile di danza quale saresti?

Hip hop, senza dubbio.

Tra pause e ritorni sei nel cast di Un posto al sole da 16 anni…

Vedi il bello di un progetto così lungo è che se da una parte è vincolante, dall’altra è sempre una sfida che si rinnova. Oggi il mio personaggio sta vivendo una deriva pericolosa e inaspettata: mente alla moglie, dice che fa un lavoro e invece ne fa un altro, sta perdendo di vista completamente la sua famiglia. Un progetto così lungo se da una parte è vincolante, dall’altra ti dà la possibilità di sperimentare molte sfaccettature.

Come ti sei trovato con le tue storiche partner?

Con Serena Rossi ci siamo divertiti, eravamo due ragazzini. Tra l’altro nella soap il suo vero compagno (Davide Devenuto, ndr) sta con la mia vera moglie. Non ci siamo messi d’accordo, giuro!

Con Miriam Candurro c’è un rapporto diverso, abbiamo un’altra età, quasi fraterno potrei dire. In generale, Noi colleghi di Un posto al sole siamo una grande famiglia. Tra di noi ci supportiamo molto. In questi anni sono state molte le esperienze che abbiamo condiviso, e purtroppo anche dei lutti importanti. C’è una grande unione. Poi c’è Napoli, una città divertente, vulcanica nel vero senso della parole.

Guardando al futuro, cosa ti piacerebbe fare?

Vorrei tornare al cinema con un ruolo più oscuro rispetto a Filippo o ad altri personaggi che ho interpretato finora. Mi piacerebbe prendere parte a una produzione in costume. Mi viene detto che sono sempre molto educato, elegante, rassicurante. Un nobile d’epoca sarebbe divertente.