Mani che stringono grani di un rosario o agghindano folte chiome argentee. Occhi che hanno visto la guerra e ora fissano desolati un futuro ormai segnato. Volti solcati dal tempo che esprimono la poesia della vita. Sono le donne protagoniste del progetto Life di Raffaele Montepaone, fotografo vibonese. Nel 2007, grazie a un reportage sulle tradizioni pasquali a Stilo, tra le Serre calabresi conobbe Concetta, vivace novantaduenne. Così Montepaone posò lo sguardo sulla saggezza degli anziani e iniziò a percorrere i borghi della Calabria sulle orme di centenarie che vivono in un tempo sospeso, cullate dalla memoria stoica del ‘900. Tra le tante si imbatté in Maria che lo accolse con un bastone e gli occhi strabuzzati per poi stringerlo in un abbraccio di parole. In Angela, centotreenne, che gli spalancò il cancello di casa e gli sfiorò il cuore.
Brandendo la macchina fotografica, Montepaone instaura così un’intesa con le sue muse, affascinato dal pathos che traspare da ogni centimetro di epidermide. Una carta geografica dell’anima che esplora senza set o flash, semplicemente stringendo l’obiettivo sulla genuinità degli ambienti, in un intimo bianco e nero intriso di storia ed emozioni. Il fotografo calabrese proseguirà il cammino disseminato di successi, tra cui il Talent Prize 2015, finché con la sua indagine fotografica potrà immortalare il patrimonio antropologico della Calabria che va scomparendo. Fino a fine ottobre è stato in mostra alla Maison de l’International a Grenoble con una personale e una collettiva con gli altri fotografi autori del volume Il Belpaese realizzato dall’AFI. Ma sta già pensando di racchiudere Life in un libro tutto suo e cercare di incrociare sguardi senza tempo anche in altre regioni d’Italia.