Sono mondi immaginari quelli di Pino Deodato, che attraverso universi fantastici e filosofici mette in risalto la figura umana, trovando a essa un proprio spazio di riflessione e d’intimità. L’artista, nato a Ionadi (VV) nel 1950, ha ormai alle spalle quasi cinquant’anni di attività, che l’hanno portato a esporre con continuità in Italia come all’estero. Egli lavora non solo con la pittura, ma con vari materiali, in particolar modo con la terracotta policroma, per mezzo della quale crea opere e installazioni straordinarie nel vero senso del termine, per il fatto che ci portano al di fuori della nostra dimensione quotidiana, allo stesso tempo però parlandoci del quotidiano. Prendiamo a esempio le sue installazioni The Universe is a Blue Tree o Il Circo dell’Arte. In esse troviamo la rappresentazione di veri e propri universi spazio/temporali, con tanto di palle multicolori che fanno pensare a costellazioni, dove all’interno stanno, occupando certe aree distanti tra di loro, le figure umane. Esse sono raffigurate tutte in atteggiamenti differenti, perché ciascuna vive indipendentemente la sua esistenza, che non può essere uguale a quella di un’altra persona. È così che
troviamo un uomo che sta leggendo un libro nella sua camera, arredata con una libreria; ne troviamo un altro che sta mangiando un gelato o un altro ancora che sta tenendo in braccio la sua amata…
Si tratta soltanto di alcuni esempi tra i tanti che potremmo citare, i quali, nel complesso, danno luogo alle innumerevoli sfumature e punti di vista manifestate da ciascuna vita, ognuna intenta a trovare un proprio spazio in questo mondo, una propria intimità che possa allietare almeno qualche attimo di un’esistenza costretta spesso e volentieri a scontrarsi con la frenesia di tutti i giorni. A volte i soggetti sono separati gli uni dagli altri, ma a volte, come accade ne Il Circo dell’Arte, li troviamo tutti insieme, ma nonostante questo non rinunciano alla propria intimità. Essi stanno tutti a testa bassa, nella penombra, senza guardarsi; non sembrano in grado di entrare in contatto tra di loro, sembrano invece ricercare un dialogo con loro stessi.
A primo acchito queste opere sembrano contraddistinte da un misticismo così astratto da catapultarci al di fuori dell’universo umano, ma se le osserviamo con attenzione ci rendiamo conto di come, l’abbiamo visto, in realtà parlino profondamente dell’uomo e della sua condizione di solitudine, una solitudine che, certo, può portare a un isolamento anche melanconico, ma che, dall’altra parte, può condurre anche una comunicazione interiore con il proprio io, con la possibilità così di acquisire una maggiore conoscenza di sé. Sarà proprio per questa ragione che i lavori di Deodato si mostrano in modo tanto spirituale e surreale: perché indagano l’universo umano da dentro e non da fuori