Sgarbi vs. Sgarbi. Sgarbi vs tutti, come di consueto, come l’altro giorno a La7. In un’Italia in cui l’unica trasgressione è Fedez che piange (LEGGERE PER CREDERE) ed in cui le manette del politically correct premono sui polsi, il più discusso, provocatorio, audace storico dell’arte italiano, uno che, come dice Angelo Crespi, “ha voluto fare della propria vita un’opera d’arte, perciò la sua vita è totalmente pubblica”, non la manda (mai) a dire, che si parli d’arte o di società, e rilancia fondando un movimento che punti ad un’elevazione urgente, etica ed estetica, del nostro Paese. Come non sostenerlo? In questa intervista lo Sgarbipensiero – di cui Telese e qualunque presentatore dovrebbe tener conto senza poi lamentarsi -, in un faccia a faccia proprio con Angelo Crespi. “Sono gentile, garbato, accomodante. Diciamo che basta poco per farmi girare i coglioni”.
Arte&follia: definizione. “L’arte è una fuga dalla follia – ma è la follia a indirizzare quella fuga”.
Il segreto di Marcel Duchamp, il rivoluzionario dell’arte. “Nel 1917 Marcel Duchamp prese un oggetto d’uso, un orinatoio, lo firmò ‘R. Mutt’, lo inviò a un museo. Prese un oggetto non suo, non fabbricato da lui, spostandolo dal luogo della funzione a quello della contemplazione. Ponendoci la domanda: basta che un’opera sia in un museo per essere arte?”.
“Fontana”: etichetta. “La Fontana di Duchamp è come la Pietà di Michelangelo in un mondo senza Dio”.
Movimenti o individualità? “La critica del Novecento ragiona per schemi, escludendo i solitari. Se non fai parte di un gruppo – futurismo, surrealismo, cubismo… – sei dimenticato. Un esempio è quello di Pietro Annigoni, straordinario pittore figurativo, che non si trova quasi mai nelle storie dell’arte del Novecento. Purtroppo per Annigoni, non basta essere un pittore tecnicamente eccelso perché la critica, che vuole vedere solo ciò che vuole vedere, si accorga di te”.
I geni anonimi (e l’architetto cretino). “La ruota, gli occhiali, il martello, lo spillo: chi ha inventato queste forme pure? Dei geni anonimi. Poi viene un architetto cretino, che deve essere per forza originale, e costruisce un water quadrato, dove è impossibile sedersi”.
1949: la svolta dell’arte. “Nel 1949 intorno a Pietro Annigoni e ad altri realisti si costruisce una grande mostra. Che non funziona. E la pittura figurativa finisce per sempre. Nello stesso anno, Lucio Fontana esegue il primo dei suoi tagli, denunciando che non esiste più una forma artistica”.
La vita straordinaria. “Modigliani, Van Gogh, Ligabue non appartenevano a gruppi. Il loro valore estetico certo è sostenuto da una biografia avventurosa, da una vita da film. Questo ha permesso loro di emergere come feroci individualità”.
Ligabue, un pazzo vero. “A differenza di Annigoni, intorno a Ligabue è nata una leggenda e questo gli ha permesso di emergere, pur restando un pittore isolato. Fu Marino Mazzacurati a raccontare, a Roma, di un pittore che viveva lungo le sponde del fiume, come una bestia. Il suo racconto stimolò la curiosità di Cesare Zavattini, che diede avvio al mito di Ligabue. Dietro a lui, Mario De Michelis e Davide Lajolo, che vedevano nel pittore pazzo, che gridava e dipingeva cose pazzesche, una specie di ‘buon selvaggio’”.
La tigre e la Gilera. “Ligabue dipinge tigri e leoni mai visti, che sono i suoi autoritratti rabbiosi, e poi animali domestici. E decine di autoritratti veri che sono il diario del rapporto con se stessi, con il proprio volto. Nei suoi quadri senti il bramito delle tigri, che hanno il correlativo industriale nella moto Gilera che Ligabue si compra per fare il duro. Ma quella motocicletta resta un animale, un cavallo da domare”.
Una lotta di liberazione. “Uso spesso Ligabue nella mia lotta di liberazione contro i cliché di una critica asservita alle sue paturnie”.
Van Gogh, il più grande pittore di tutti i tempi. “Van Gogh non è più bravo di Caravaggio o di Raffaello, ma rispetto alla reazione che suscita è il più grande pittore di tutti i tempi. Riesce a depositare sulla tela un tale grado di dolore che la sua opera è il diario di una vita tormentata”.
Frida non si dipinge, si sogna. “Frida Kahlo ha una immediatezza che prende alla pancia, molte donne la percepiscono come una specie di alter ego. Donna romantica, comunista, libera, con un rapporto estremo con il pittore Diego Ribera, non si dipinge, si sogna”.
Pietro Ghizzardi: una scoperta. “Come Modigliani, Ghizzardi è ossessionato dalla stessa forma. Ghizzardi raffigura il trasporto erotico inesprimibile e inappagato, fa sentire il desiderio e il tormento, vagheggia la bellezza femminile dentro una ragnatela di forme”.
Bacon e Freud, gli ultimi umanisti. “In un’epoca di avanguardia e di informale, Francis Bacon e Lucian Freud sono gli ultimi pittori umanisti, che mettono l’uomo al centro del mondo pittorico. Hanno sconvolto lo schema dell’arte fatto di tendenze con la loro potente individualità”.
Caravaggio, l’inventore della fotografia. “Caravaggio è l’inventore della fotografia come istantanea, che vede la realtà per quello che è. Il Ragazzo morso da un ramarro è come la fotografia del miliziano colpito a morte di Robert Capa: Caravaggio coglie il momento della faccia che si deforma. Allo stesso modo Giuditta e Oloferne ricorda le esecuzioni compiute dall’Isis ai danni dei giornalisti occidentali, il momento del coltello che spicca la testa”.
La curiosità morbosa, inappagata. “Caravaggio piaceva per il suo mondo al limite della moralità, perché è morboso. Nel Bacchino malato raffigura un ragazzo con la pelle gialla e le labbra viola, sceglie di dipingere l’ombra del male, la realtà malata. D’altronde, quando accade un incidente stradale rallentiamo per vedere l’orrore, siamo curiosi anche del sangue: Caravaggio ha capito questo aspetto dell’uomo prima di tutti”.
Politica e follia: Berlusconi. “Berlusconi che fa le corna durante una riunione dei capi di Stato ha per modello Amici miei, sembra il Conte Mascetti. Ricorda un po’, ma non bisogna dirglielo sennò si incazza, Roberto Benigni, il suo carisma è la beffa, prende in giro le cose serie. Eppure, certa stampa si è ostinata a fare del Conte Mascetti una specie di Diabolik. Che il più grande contribuente italiano sia considerato un evasore, ad esempio, mi pare una cosa pazzesca”. “Essere condannato perché uno scopa mi pare una cosa inaccettabile, una azione grottesca. Non voglio pagare con i miei soldi un magistrato che prosegue le sue indagini del c***o, non lo voglio pagare”.
Marco Pannella. “Non gli perdono il referendum per abolire i Ministeri del Turismo e dell’Agricoltura. Cos’è l’Italia senza turismo? Come le Maldive senza il mare”.
Francesco Cossiga. “Appartiene a una generazione politica in cui eri ancora qualcuno, in cui appartenere a un partito era ragione di identità. Ha vissuto l’integrità della politica”.
Angelino Alfano, Denis Verdini. “Non si possono vedere. Dopo aver preso tutto a Berlusconi adesso sono diventati i leccaculo di Renzi”.
Beppe Grillo. “Piuttosto che votare la merda, gli elettori votano Grillo. Non ha identità, non è politica. Con Grillo vince il principio della scheda bianca e del ‘vaffa’, la sua è un’area di protesta”.
Matteo Renzi. “L’erede naturale di Berlusconi. Ha svuotato il Pd rendendolo un partito democristiano. Ha capito che in politica il potere è ottenere risultati. E ha fatto ciò che Berlusconi ha promesso ma non ha ottenuto. Un professionista capace, ma debole nei contenuti”.
Capra, capra, capra. “Un modo per prendere meno querele. Lo ‘stronzo’ ne prende molte, la ‘capra’ nessuna”.
Buon giorno,
vorrei cortesemente far notare al Signor Sgarbi, che l’unica motocicletta, usata dal pittore
Antonio Ligabue, non era una Gilera (modello non precisato…), bensì una Moto Guzzi (Astore).
Ossequi,
Flix Emerson
(Montréal, Canada)
Finalmente trovo una falla nelle conoscenze infinite (si fa per dire) di Vittorio Sgarbi,
che confonde una Moto Guzzi con una Gilera… Al pari ci si potrebbe da Lui aspettare
attribuire la stessa opera di un artista ad un altro.
Comments are closed.