Luca Barbareschi chiuderà entro maggio il Teatro Eliseo se non riceverà i quattro o cinque milioni di euro previsti dall’emendamento promessogli dal Ministro Franceschini. Volendo precisare che nessuno dei teatranti italiani intende boicottare l’Eliseo e che molti teatri stabili, pubblici e privati, insieme a intellettuali, docenti e giornalisti, nonché ad autori e registi internazionali, hanno scritto al Mibac affinché il patto fosse rispettato, Barbareschi ha dichiarato che non chiuderà i battenti dello storico spazio capitolino prima del termine della stagione per non causare ancora una volta agli abbonati il danno che hanno già subito con la precedente gestione. “Stiamo già chiudendo i prossimi due anni con impegni fino al gennaio del 2019, dato che c’è pure il centenario” ha dichiarato l’attore.
“Lavorando a pancia bassa, abbiamo mosso una macchina enorme. Due anni fa ho detto che avrei preso questo teatro e sono andato dal Ministro, indicando che avrei investito 5 milioni di euro, pronto a perderli perché avevo guadagnato tanto in vita mia e avevo voglia di accogliere questa sfida. Questo teatro all’epoca, senza i permessi per rimanere aperto, prendeva un milione e mezzo di euro di finanziamento e di fatto senza l’apporto dello Stato non sta in piedi neppure con il tutto esaurito in ogni giorno dell’anno a una media di venti euro a biglietto. Se per la mia compagnia ricevevo 270 mila euro, per il teatro ne ho
ottenuti solo 450 mila, quindi mi conveniva conservare i miei attori! Vorrei almeno ricevere la stessa cifra che gli veniva erogata quando non era in regola, dopo averlo completamente ristrutturato e messo a norma a mie spese. Ho seguito l’emendamento, frutto di un accordo con Franceschini, come un bambino, fra due Presidenti della Repubblica e un’infinità di figure istituzionali che si sono avvicendate. Non richiedo un favore speciale, ma una presa di coscienza del mio bilancio, in tutta trasparenza”
“Mi auguro di avere una risposta definitiva entro una decina di giorni: i politici sono pagati con le nostre tasse e dovrebbero ascoltarci, anche con gentilezza. Non ce l’ho con Franceschini, pure se sono costretto a essere come uno stalker per lui. È venuto qui solo una volta per garantire al personale che lo avrei riassunto. Mi dice sempre che non ha la bacchetta magica, ma il Ministro ha di fatto una disponibilità di spesa e se chiudo è una sua scelta. Capisco che il teatro non rappresenti una priorità per lui, che di sicuro preferisce i beni archeologici, ma il nostro Paese è pieno di talento ovunque ti giri ed è assurdo che le attrici, anche già cinquantenni, debbano pensare di riciclarsi come cameriere. Bisogna ristabilire un patto col pubblico, allontanato da tanti anni di programmazione museale, per accattivarlo con il contemporaneo, con la drammaturgia e l’espressione artistica che si occupa dell’oggi. Roma è una città a pezzi, dolente, in cui la gente si è incupita. Fra l’altro ho fatto calcolare da alcuni esperti che un aumento considerevole del FUS, per noi teatranti assolutamente vitale, inciderebbe in maniera del tutto irrilevante sul bilancio complessivo dello Stato. Va poi anche ricordato che l’Art Bonus non esiste per la prosa, ma solo per gli enti lirici e quindi è impossibile ricorrere agli sponsor privati quanto si vorrebbe. Le chiese non vanno sfrattate e io sto dentro questo teatro finché non mi cacciano. Napolitano, Mattarella, Calenda, Finocchiaro, Fedeli, tutti si sono spesi per la situazione dell’Eliseo, ma ancora invano”.
E queste sono le parole dell’ultimo accorato appello di Barbareschi a Franceschini: “Siamo nelle tue mani, ma senza bacchette magiche, solo con gli strumenti che il Ministero ha usato in questi cinquant’anni, a volte con leggerezza”.
Finalmente qualcuno che dice qualcosa in questo cimitero…! Grazie Luca.
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