A Genova si è svolta la seconda sessione di “Comunicare l’arte”, il progetto ideato e diretto da Mario Esposito nell’ambito del Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito” con un gemellaggio tra la Campania e La Liguria. Dopo la premiazione e lo spettacolo autunnale svoltosi in costiera sorrentina la macchina organizzativa, che premia e valorizza le storie e le opere di interpreti, comunicatori del panorama artistico – ha fatto tappa a Genova presso il Palazzo della Meridiana, inserito nel circuito Unesco dei Rolli.
È stata inaugurata la mostra di Giuseppe Leone, “Il Viaggio – Mediterraneo racconti su conchiglia” (a cura di Caterina Viziano), un percorso artistico con opere e conchiglie- cammei di Torre del Greco cui l’artista sannita ha affidato la propria narrazione, che spazia dal mito alle cronache attuali. Dopo l’intervento istituzionale del presidente di Palazzo Meridiana Davide Viziano l’open event ha visto l’artista campano in dialogo con Enrico Natoli, presidente di Federpreziosi Liguria. Le conclusioni sono state poi affidate agli assessori alla cultura del Comune di Genova e della Regione Liguria, Carla Sibilla e Ilaria Cavo.
“Dopo la bella mostra che Leone fece anni addietro alla Accademia Lingustica questo nuovo passaggio a Palazzo della Meridiana consolida una presenza genovese fatta di grande capacità artistica, ma anche di doti umane di straordinario valore”, sottolinea il presidente di Palazzo Meridiana Viziano. La mostra, che si chiude il 29 gennaio, fa parte di un progetto ampio, articolato ed itinerante su territorio nazionale. “Comunicare l’arte è una missione che riparte dalle radici della cultura occidentale per ricostruire il senso smarrito di una identità messa a dura prova dai cataclismi e dai terribili eventi di cronaca che stanno segnando questo periodo: immigrazione, terremoti, emergenze. Giuseppe Leone racconta tutto questo in una mostra, in un viaggio-racconto e riesce a trovare una conciliazione dialettica tra l’apollineo e il dionisiaco, l’arte e l’artigianato, il tempo della contemporaneità e il mito di una civiltà millenaria”, dichiara Mario Esposito.