#Instagram siamo tutti #fotografi e anche codardi

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maxresdefault-10Mi arrendo sono diventato un Instagram dipendente. Ogni giorno da oramai due anni fotografo, pubblico, controllo chi mi segue e chi invece abbandona il mio profilo o chi addirittura mi blocca perché sono rimasto amico di un ex amico. Oggi ci diciamo nei social le cose che non vogliamo raccontare a voce attraverso i famosi hashtag o qualche aforisma rubato in rete. Una volta c’erano i silenzi che valevano più delle parole e che ci obbligavano almeno ad una telefonata o ad una lettera; oggi basta un click.

In realtà Instagram era nato per pubblicare foto o immagini o autoscatti (chiamati selfie) che potessero essere emblematici di un nostro momento o di un luogo. Lentamente filtri e modifiche dell’immagine oltre alle applicazioni ci hanno reso degli artisti. Risultati apparentemente straordinari fanno credere a ognuno di noi di quanta bravura e talento fotografico siamo capaci. Ma i fotografi, quelli veri, cosa ne pensano? Ci viene in aiuto Oliviero Toscani un grande dell’immagine e della comunicazione in una video-intervista pubblicata pochi giorni fa dal fotografo Settimio Benedusi in cui spiega il senso per lui di Instagram: “il fatto che noi facciamo delle merde non vuol dire che dobbiamo vivere al cesso tutto il giorno; la merda va fatta ma non va guardata”.