Scavare nella memoria e riscoprire. Sentire e capire il linguaggio dei luoghi per comprendere il cosmo. In continuo movimento, in perenne analisi, Angela Pellicanò, artista proteiforme del panorama internazionale, continua a scandagliare il segreto intimo di una scienza remota, quella del cuore, con le sue suggestioni, con la sua inquietudine che si traduce in cruciale momento di crescita per sé e per gli altri. Ha lavorato sull’onirico, trasferendo il sogno nei quadri come naturale conseguenza del proprio essere. Spinte emotive, tecnica della riflessione, un’erudita strumentazione dell’agére pittorico (trame, interventi cromatici, collage, stratificazioni e sedimentazioni) e una forte tensione concettuale, attraverso il palpabile sentire dell’atto teorico. Reminiscenza che riannoda civiltà magnogreca, segni iniziatici, crittografie simboliche, cadenze decorative, modelli archetipi e scritture arcaiche. Nel proprio rapporto con il “locale” riesce a originare un’arte che parte dal territorio e diventa oggetto d’indagine di fenomeni antropologici, politici e sociali.
In questo periodo nella sua Reggio Calabria – culla della metafora degli estremi – lavora sul contingente, lei, amplificatrice del particolare e del dettaglio. Scavi nelle radici, nella realtà, nella città. C’è chi cammina su una stratificazione fermandosi all’aspetto superficiale delle cose. Bisognerebbe, invece, indagare sé stessi, proiettare. Ed ecco tele, installazioni, ricerca della propria storia e – soprattutto – delle verità non raccontate. Angela Pellicanò lo fa, non opera per compartimenti stagni, la sua produzione artistica è un racconto lungo, che rientra nel classico, seppure con un linguaggio naturalmente contemporaneo. C’è una guerra tra il sacro ed il nulla e, sovente, il nulla vince, diventando modello. E’ necessario andare oltre lo spirito del tempo. Si ha bisogno di guizzi definitivi. Si ha bisogno dell’arte di Angela Pellicano per la rivolta, quella risolutiva, capace di creare l’incanto