L’Orlando…grandioso: come l’opera di Ariosto influenza secoli d’arte

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Omar Galliani, Le tentazioni di Angelica
Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto

Giardini, fontane, verzure, grotte, cascate …Uno scenario da sogno, degno di un poeta. Non a caso, proprio lì, a Villa d’Este di Tivoli, è stata allestita una mostra che di poesia ne ha tanta: “I voli dell’Ariosto. L’Orlando Furioso e le arti” (sino al 30 ottobre, catalogo “Officina Libraria”). Una di quelle rassegne che intrecciano arte e letteratura. L’intento, ripercorrere e valorizzare l’influenza esercitata sulle arti dall’Orlando Furioso, di cui quest’anno ricorrono i 500 anni dalla prima edizione del 1516.

Villa d’Este, patrimonio dell’umanità dal 2001, ha altri legami con l’Ariosto. Con il suo celebre giardino era stata costruita per volontà del cardinale Ippolito II d’Este, secondogenito di Alfonso I e Lucrezia Borgia. Governatore di Tivoli dal 1550, il cardinale era nipote di Ippolito I, cui Ludovico Ariosto aveva dedicato il suo poema. 

Ma c’è di più. Già i contemporanei riconoscevano che l’Ariosto era un “poeta che colorisce”, capace di “dipingere” le armi e gli amori con la penna e con l’inchiostro. Qualche decennio dopo la morte, era paragonato addirittura a Tiziano. Fatto questo che aveva provocato l’immediato interesse degli artisti verso il poema.  Così dal ‘500 ad oggi, fino all’arte contemporanea – come nel caso di Maurizio Bonora con L’ultimo duello (2016, in foto) -, decine di opere d’arte (pitture, ceramiche, sculture, arazzi, incisioni, disegni, medaglie) si sono ispirate all’Orlando Furioso e ne sono uscite immagini straordinarie.

Lultimo-duello-Maurizio-Bonora-225x300Lo racconta in diverse tappe la mostra che, dopo aver presentato le prime tre edizioni del poema (1516,1521, 1532) e il volto severo del poeta in dipinti, incisioni e medaglie, ripercorre episodi della biografia, veri o ideali, attraverso dipinti ottocenteschi: L’Ariosto rispettato dai briganti di Jean-Baptiste Mauzaisse o Ludovico Ariosto legge l’Orlando furioso alla presenza della corte estense di Massimilano Lodi. Poi le meraviglie ispirate al poema a cominciare dal magnifico e inquietante dipinto di Dosso Dossi con Angelica e Orlando Furioso (già Ninfa inseguita da un satiro) del 1516, che ha dato avvio all’iconografia della follia di Orlando per passare allo stupendo Angelica e Medoro dipinto nel 1572 da Simone Peterzano, il maestro di Caravaggio, e arrivare, tra arazzi e maioliche, al suggestivo Ruggero e Alcina, un dipinto del 1624 del senese Rutilio Manetti. E le favole continuano con Angelica che cura Medoro ferito del 1622-1624 del fiorentino Matteo Rosselli sino all’Incontro tra Bradimante e Fiordispina, del 1635, di Guido Reni. E ancora avanti nei secoli successivi a dimostrare la fortuna artistica del poema in tutta Italia e fuori sino a oggi.