Weekend: il capolavoro psicologico di Annibale Ruccello

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Nell’83, l’anno in cui un ventisettenne Annibale Ruccello lo scrisse, Weekend si aggiudicò il premio Idi under 35. In quello stesso anno (tre prima della sua morte) il drammaturgo compose anche Notturno di donna con ospiti. I due testi completano la sua trilogia del Teatro da Camera cominciata con Le cinque rose di Jennifer. Weekend, considerato uno dei migliori e più profondi lavori dell’autore teatrale campano è una delle sue opere meno frequentate. A riportarlo sulle scene è Luca De Bei, che lo affida a Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Gregorio Valenti. Al Piccolo Bellini di Napoli dal 2 al 7 febbraio, l’allestimento conta su una regia lucida e creativa e sulla bravura degli interpreti, che valorizzano la storia pensata da Ruccello. La storia è quella di Ida, professoressa zitella e zoppa che lascia il Sud per la capitale. Nella sua casa entrano Narciso, l’aitante quanto ignorante idraulico con cui intreccia una relazione, e Marco, giovane studente a cui impartisce ripetizioni private. Fin qui la trama non sembra avere nulla di particolarmente interessante, eppure, sospendendo la vicenda tra realtà e sogno e tra sogno e incubo, il drammaturgo di Castellammare ci ha regalato ancora una volta un copione che conquista, pieno di sfumature e di affondi psicologici. Con il suo handicap fisico e quel dialetto meridionale che ritorna, Ida – come lo fu già secoli prima la Medea di Euripide – è una donna colta nella sua emarginazione, che sprofonda nel panico al solo pensiero di poter essere giudicata dagli altri. E’ poi confondendo realtà e immaginazione che si dà ambiguità alla donna e si tinge di giallo la storia: Ida uccide l’amante e l’allievo o gli omicidi si compiono solo nella sua mente? Da vittima diventa davvero carnefice? Mentre lo spettatore rimane nel dubbio si compie davanti ai suoi occhi una storia di alienazione, solitudine, fragilità e, soprattutto, di verità.