Sì ai 49 libri messi all’indice, No alla cultura messa al medio

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Il 13 dicembre, nella maratona di lettura organizzata dall’Assessorato alla Cultura di Pescara, dal titolo: “Chi ha paura del libro cattivo?”, verranno letti libri per l’infanzia come: “Piccolo blu e piccolo giallo” di Leo Lionni, dove due colori sono così profondamente amici, da mescolarsi per creare il verde, il “Pentolino di Antonino” di Isabel Carrer, “Il segreto di Lu”, “I papà bis”, storia di una famiglia ricomposta dopo un divorzio e “Piccolo uovo”, in cui si parla delle forme di genitorialità omo e arcobaleno.

Sono i libri che, lo scorso giugno, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, aveva chiuso in uno scatolone, perchè ispirati alla “teoria gender”, sottraendoli alla scuola italiana dell’infanzia, mai come in questo momento assetata di apertura mentale, di pensiero libero e lontana da ogni tipo di censura.

L’Arci denuncia di arretratezza e sottolinea con il neretto dello scandalo le parole “censura”, “messa al bando”, “messa all’indice”.

Speriamo che la “palestra” di apertura mentale della maratona del 13 dicembre possa creare delle illusioni a qualche bambino. Infatti, abituare i bambini all’apertura mentale, potrebbe portarli a credere che il prosieguo del loro percorso di studi sia caratterizzato dal medesimo allenamento al pensiero. Non vorremmo che rimanessero brutalmente scottati quando, tra qualche anno, si accorgeranno che non è così.

Quando toccheranno con mano una scuola italiana ridotta ad una sorta d’azienda che somministra quiz a risposta multipla, righe di puntini da riempire e di crocette da sbarrare. Insomma: un’ estenuante pratica a non pensare, sorretta dal messaggio per cui: “si studia per diventare e non per essere”, “Non si studia per memorizzare, tanto tutte le nostre memorie sono esterne, ma solo per esternalizzare.”

Che ne faranno i bambini di tutta questa apertura mentale, quando su una domanda del tipo: “davanti all’Infinito, Leopardi vedeva la siepe come un ostacolo o come uno stimolo alla fantasia? si giocheranno, mai termine fu più azzeccato, la loro carriera da medici, da ingegneri, da insegnanti ecc…?

Se il Senatore Fabrizio Di Stefano si pone delle domande mai esaudite, su chi saranno i misteriosi finanziatori dell’iniziativa (forse i cittadini?), ci chiediamo perché ci si scaldi tanto per 49 libri censurati e non ci si scandalizzi per altri libri censurati? Quali? Quelli che gli insegnanti non leggono più, tanto sono impegnati a stilare griglie di valutazione, test, simulazioni di test, giudizi, prove in itinere, certificazioni, verbali, corsi di sostegno, di recupero , prove Invalsi, offerte formative, uscite didattiche, orientamento in entrata, orientamento in uscita, bisogni educativi speciali (detti BES) e riunioni, riunioni, riunioni con all’ordine del giorno la data in cui fissare una nuova riunione.

Se agli insegnanti era rimasta qualche manciata di minuti liberi, badate bene, il sistema scuola l’ha riempita munendoli di un i-pad e chiedendo loro di scrivere i voti e le assenze dei fanciulli sulla loro “pagina personale”.

Se, come sostengono alcuni circoli e comitati, l’apertura mentale dei bambini non può fare a meno dei 49 libri censurati, speriamo solo che il cinquantesimo libro della loro vita non dobbiamo regalarglielo per la pensione.

5 Commenti

  1. La cosa veramente vergognosa è che nessuno si pone il problema di quei mentecatti che sono arrivati a pubblicare libri che insegnano ai bambini le deliranti perversioni sessuali degli adulti. Si tratta di un vero traviamento di minori. Bimbi che stanno vivendo l’ingresso nel mondo attraverso la diversificazione naturale tra maschi e femmine vengono indotti a non capire come facciano due maschi, subdolamente chiamati papà, ad avere figli. Lo stesso dicasi per due femmine ingannevolmente chiamate mamme. Questa è l’ipocrisia imperante diffusa dalle menti bacate della sinistra che ha ormai scambiato l’imbecillità per progressismo.

    • Credo che mentecatto sia chi, pur potendo informarsi correttamente, preferisce dei pregiudizi.
      L’omosessualità non è affatto una perversione ma un naturale orientamento sessuale. Al contrario di parafilie come pedofilia, necrofilia o altre rare forme di patologia dell’orientamento sessuale, l’omosessuale è psicologicamente sano, ben integrato nella società e vive in modo maturo il suo affetto. Genetica e antropologia hanno da tempo chiarito che ci sono basi epigentiche molto forti, con studi su gemelli, ordine di nascita e ramo materno (e.g. Prof. Alan Sanders, Michael Bailey, A. Camprio Ciani, ecc. ecc.). Chi parla di perversione non sa di cosa parla.
      Nelle scuole si fa cultura ed è giusto che i bambini sappiano la verità, sia perchè la società sia un luogo equo e giusto per tutti, sia perchè quelli che tra loro sono omosessuali possano crescere serenamente.

      L’idea poi che per essere genitori sia necessario essere di sesso diverso “ovvia” come il geocentrismo, ovvero un pregiudizio, motivato, ma errato. Per centinaia di migliaia di anni la nostra specie è (soprav)vissuta in aggregazioni sociali basate su famiglie allargate di alcune dozzine di individui e ad occuparsi dei bambini erano tutti. Non stupisce quindi che l’idea di famiglia ridotta ai minimi termini come la si vede oggi sia un artefatto culturale e che per crescere serenamente serve l’affetto di genitori che si amino. Dozzine di studi su migliaia di bambini e omogenitori conferma quanto sopra.

      Che si voglia cancellare per dogmi bigotti e omofobia la conoscenza è inaccettabile e in ogni caso, ora che l’omosessualità è vissuta sempre più in modo spontaneo pare evidente a tutti di quanto di gli omofobi più sbraitino più contribuiscano a rendere evidenti le loro contraddizioni.

      • Caro MicheleIL, a scuola si va per STUDIARE (imparare a leggere, scrivere, contare, la storia, la geografia, le lettere…..hai presente?) Le aberrazioni sessuali e familiari, ben lungi dall’essere una colpa personale o una malattia, vanno rispettate NON IMPOSTE a bambini che dovrebbero dedicarsi solo al DISCERE!

  2. agostino…prima controlla se Leopardi è nella sua lista di whatsapp per mandargli un emoticon

  3. Mi è piaciuto il riferimento a Leopardi, poeta che ha sempre allietato la mia mente! La domanda è: ma ancora ci sono studenti del liceo che abbiano mai studiato Leopardi????? Temo che se un professore agli esami di licenza chiedesse ad uno studente: mi parli di Leopardi, lui risponderebbe, tentennando, Leopardi chi, forse quel programmatore di Apple che ha contribuito a fare il mio smartphone????? Oppure: aspetti un po’ che consulto il mio Iphone!!!!!

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