Mondazzoli, scrittori attaccati alle sottane dell’antitrust

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«Non ci resta che confidare nell’Antitrust». Proprio così. All’Antitrust, manco fosse una specie di Arcangelo Gabriele, di divinità meridiana, andavano le preci di un bel mucchio di autori Bompiani capitanati da Umberto Eco, tutti sull’attenti per sottoscrivere un appello ostile alla micidiale unione tra Mondadori e Rcs Libri. A giochi fatti, cosa faranno Mauro Covacich e Dacia Maraini, Raffaele La Capria (che però è pubblicato pure da Mondadori) e Sandro Veronesi, Antonio Scurati e Susanna Tamaro e Paolo Di Stefano?

A conti fatti, dovrebbero cambiare editore. Chissà se lo faranno, poco importa, l’importante, come sempre, è scrivere opere onnipotenti, il resto è il bisbiglio del mondo. Occorre ricordare, tuttavia, che l’editoria, ecco, non la fanno solo gli editori, ma prima di tutto gli scrittori. Alcuni, quelli che, poveretti, sono evoluti in una “griffe” (esempio: Umberto Eco) possono fare a meno dell’editore. Basta suonare il campanello di Amazon, farsi stampare i propri quattro stracci sporchi d’inchiostro in tutto il pianeta, evitando la scomodità di dare l’obolo al terzo incomodo, l’editore, appunto. Gli altri, stiamo a vedere di cosa sono capaci. Uno scrittore autentica la propria opera grazie a scelte coraggiose, inesorabili, potenti. Quanti scrittori avranno le palle di pubblicare per una piccola casa editrice, ad esempio? Perché a lagnarsi del sistema editoriale canaglia che «ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici» è facile. Comportarsi da scrittori seri è tutta un’altra roba.