E’ una delle leggende viventi della discografia italiana, ha prodotto da Cocciante a De Gregori a Paolo Conte, ha inventato (e cavalcato) la rinascita “etnica” deli anni 90 e Zero con Almamegretta e Agricantus e ora ha deciso che la discografia da sola non gli basta più. “Oggi se mi chiamano “discografico” mi viene da ridere” racconta a ilgiornaleoff Giampaolo Dossena. “Mi definirei un produttore di contenuti”. Dossena ha appena avviato il progetto CNI unite, una factory con intenti molto chiari.
Numero uno: non limitarsi all’oggetto disco. “A inizio 2016, per esempio uscirà un libro+Cd+ Dvd su Freak Antoni con registrazioni inedite del genio degli Skiantos, testi di Daniela Amenta e un documentario” racconta Dossena.
Numero due: lavorare a progetti artistici integrati (dischi, tour, editoria, in collaborazione con Bulzoni e Perrone, “ma non mi dispiacerebbe nemmeno che qualche mio artista partecipasse a un talent” osserva Dossena) in una condizione di parità tra artisti e produttori. Un paio di esempi: Officine popolari Lucane di Pietro Cirillo, e Roberta Alloisio, che andranno al premio Tenco 2015, e sono soddisfazioni.
Numero tre. “Dare la spallata definitiva al concetto di genere. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando con Louis Bacalov, sta per uscire un suo disco di rielaborazioni pianistiche dei tanghi di Carlo Gardel” racconta Dossena, “ma lavoriamo anche con gli Almalfolk, con i Musicisti Basso Lazio, che hanno una bella impronta politica. Non abbiamo nessuna preclusione di stile” conclude. E, anche con l’aiuto di uno staff rinnovato, nel quale citiamo Domenico Sisto, cantautore, produttore, A & R manager, si prepara un nuovo anno denso di progetti. Vecchi leoni ruggiscono.