La mappe della Fioretti, metafore esistenziali del viaggio

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Non solo fatti di cronaca a Ventimiglia, anche una mostra delicata di spezie e di mare al Museo Archeologico Girolamo Rossi, ex convento trasformato nel 1884 in caserma di fanteria, e oggi museo che dal 2005 ospita mostre di artisti contemporanei noti a livello internazionale.  

L’azzurro come simbolo dello spirituale per Kandinsky sembra il punto da cui Maria Cristiana Fioretti salpa per il suo ultimo percorso tra mari orizzonti e terre emerse e sensorialmente emergenti.

L’artista nasce a Cingoli (MC) nel 1966, attualmente vive e lavora tra Milano e Mentone ed espone dalla seconda metà degli anni Ottanta, partecipando a mostre collettive nazionali e internazionali in spazi pubblici e privati, fra cui ricordiamo la personale Light Abst-Action alla Casa dell’Energia di Milano nel 2010 e la partecipazione della 55esima Biennale di Venezia nel 2013. Sue opere compaiono in collezioni pubbliche, private e in musei in Italia, Spagna, Malta, Tunisia, Egitto, Francia, USA, Principato di Monaco, Giappone e Brasile.

E’ inoltre titolare della cattedra di Cromatologia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e nel corso degli anni ha tenuto diversi workshop e corsi di “Luce – Colore” presso Università e facoltà europee di Belle Arti a Lisbona, Budapest, Nizza, Marsiglia e Stoccolma.

Il lavoro della Fioretti ruota concettualmente attorno ad astrazione e lirismo, attraverso una ricerca sui materiali, dalla pittura alla plasticità della scultura fino ai light-box che evocano grazie a tecnologie di luce paesaggi naturali in rarefazione e movimento.

Il percorso dello spettatore sembra necessariamente partire dal tuffo emotivo nella vista di cui si gode dalla suggestiva terrazza panoramica del MAR (dalla quale in linea d’aria si salutano da lato la costa ligure e Sanremo, dall’altro la Côte d’Azur e dunque in accordo di sentire l’oltremare internazionale di Yves Klein) per scendere poi al piano inferiore nelle ex prigioni sotterranee che ospitano la mostra, composta, oltre che da due installazioni site specific nelle celle laterali, da trenta opere: carte nautiche antiche (raccolte a partire dalla seconda metà dell’Ottocento) e moderne, le prime trattate con spezie bollite dall’artista stessa, le seconde dipinte a tecnica mista.

Ventimiglia

Dal cortile interno immersi nella luce che scende a precipizio dalla terrazza sopracitata si apprezzano le mappe alloggiate nella penombra del porticato che da accesso alle celle. Le incrostazioni di spezie e zucchero sulle carte nautiche richiamano in un raffinato gioco visivo le screpolature degli archi all’interno delle quali sono appese. Compiendo il passaggio dalla luce alla penombra che pare anticipare la lettura doppia dell’esposizione tra spazio reale fisicamente percorso e mentale ancora da percorrere, si passa alla visione diretta delle carte, ciascuna dotata di lente d’ingrandimento a soddisfare la curiosità di percorrere in qualità di immaginifici cartografi le coste escrescenti di rossi caramellati e violetti, le conche seppiate di curry e caffè i cui profumi si perdono negli spazi aperti e ariosi del forte ma sono così profondamente e tattilmente evocati che bastano gli occhi per percepirli avvolgenti attorno a se.

Come simulacri dell’iter di scarcerazione dei sensi e dell’anima rappresentato dal viaggio, chiaro centro poetico dell’esposizione di Fioretti, alcune delle carte nautiche sono sospese nel corridoio come vele fluttuanti, e così raccontate nel testo in catalogo (Silvana Editoriale) dalla curatrice della mostra Jacqueline Ceresoli:

Le cartografie fluide di Fioretti scaturiscono dal dinamismo del segno impresso di sensazioni atmosferiche in cui la dimensione “oltre il visibile” si materializza nelle mappe sospese, attraverso il linguaggio della pittura che oscilla tra visione esistenziale e anelito verso l’infinito, soggette alle fluttuazioni del vento, come i Mobiles di Alexander Calder che articolano lo sguardo e il rapporto tra spazio, movimento, vivono, vibrano e raccontano di navigazioni verosimili, manifestando una soggettività che si dilata nel campo cromatico e materico.  

Carte nautiche ovvero esperienze conoscitive di viaggio per mari e coste – metafora parallela del viaggio di conoscenza interiore… un po’ come se le sillabe e i numeri impressi sulle mappe ad indicazione dei luoghi equivalessero al realismo delle descrizioni dell’Isola di Elsa Morante e poi sensazioni visive e olfattive trasportassero lo spettatore nella dimensione magica dell’Arturo/stella che affronta il viaggio di se stesso lungo l’orizzonte del non ancora definito.

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> Maria Cristiana Fioretti
COLOR MAPS OR SPICES

MAR Museo Civico Archeologico Girolamo Rossi
via Verdi, 41 – Ventimiglia (IM)

fino al 25 luglio 2015