Jennà Romano:”La mia musica sfida le etichette in cerca di nuovi orizzonti”

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Artista poliedrico, autore, musicista e cantante, Jennà Romano si distingue per una carriera che trascende le convenzioni e sfida le etichette. Dalla sua esperienza con i Letti Sfatti passando per collaborazioni con giganti della musica italiana come Napoli Centrale, Fausto Mesolella e Lucio Dalla, fino ad arrivare al suo ultimo lavoro solista “Personale al Completo”, Jennà ha continuato a reinventarsi e a esplorare nuovi orizzonti musicali. In occasione del lancio del singolo apripista “Un Puzzle di Picasso”, Jennà Romano si racconta a Il Giornale Off.

La tua musica sfida le etichette standardizzate. Come descriveresti il tuo stile musicale e in che modo pensi differisca dalle convenzioni tradizionali?

In realtà è tutto legato alla ricerca del suono personale proiettandosi con costanza nello studio. Il rapporto con lo strumento che si suona è fondamentale e anche cercare una continua simbiosi con la propria vocalità. Spesso la musica di tendenza è legata ad un suono che va di moda ma una volta saturato quel suono passa anche quella moda e spesso l’opera di quell’artista. Io non credo di avere uno stile musicale definito, sono un cantautore perché scrivo le canzoni che canto, ma sono anche un chitarrista, uno che arrangia i dischi che fa. Diciamo che mi ritengo un artigiano della musica che cerca di fare ogni volta qualcosa di diverso dalla precedente ma con la stessa identità. 

Hai collaborato con numerosi artisti noti della scena italiana. Come queste esperienze hanno influenzato la tua musica e il tuo approccio artistico?

Tutte le collaborazioni portano un arricchimento di idee e ti spingono a fare percorsi che altrimenti non avresti mai intrapreso. La collaborazione tra artisti è qualcosa che ha caratterizzato molto la musica degli anni ’70. Oggi si usa fare i featuring che spesso sono più operazioni studiate a tavolino: bisognerebbe avere modo di suonare di più con gli strumenti in mano con altri artisti più che farci solo i videoclip. La musica si deve liberare degli orpelli, della confezione e tornare ad essere arte istintiva, alchimia di due, tre o quattro persone suonando e cantando insieme creano una magia. Ho avuto modo di collaborare negli ultimi anni con Tricarico: abbiamo scritto canzoni insieme, una delle quali l’ha cantata con Francesco De Gregori e quando lo fai con artisti di questo calibro non serve il videoclip ma un posto dove mettersi a suonare. 

Nel tuo nuovo album “Personale al Completo”, quali elementi distintivi hai cercato di incorporare, sia a livello di composizione che di arrangiamento?

Sono partito dal rispetto della forma canzone. Una canzone va rispettata e anche già fatta con un solo strumento e la voce ti indica di cosa vuole essere vestita. Se si parte da questo concetto chiaro, viene tutto più facile. 

Il singolo “Un Puzzle di Picasso” affronta il tema della superficialità contemporanea. Come questo tema si riflette nelle tue scelte musicali e liriche?

Cerco di non essere sentenzioso con gli altri, con il mondo perché anche io ne faccio parte. Racconto di me, delle mie difficoltà a rapportarmi in certi contesti ma anche delle mie gioie del godere della vita. “Un Puzzle di Picasso” è una metafora della vita contemporanea, c’è poca attenzione alle cose, si rimane in superficie e spesso se sbagli un puzzle di un quadro di Picasso nessuno se ne accorge. 

La musica, per te, sembra essere un mezzo per esplorare e commentare questioni sociali e personali. Qual è il messaggio centrale che vuoi trasmettere con il tuo nuovo album?

Più che un messaggio è una ricerca di complicità. La gente si incontra poco fisicamente e quando non ci si incontra fisicamente non succedono le cose belle o meno belle che siano. La musica deve ritornare ad essere un motivo di aggregazione e non deve essere solo il sottofondo di qualcosa come fare la spesa in solitudine all’ipermercato o usarla per metterla sotto le storie sui social.

Come affronti il processo creativo di scrittura e composizione, soprattutto quando si tratta di trattare temi complessi e profondi come quelli nel tuo ultimo lavoro?

Non è mai una regola, avviene in modo diverso a volte da un’idea melodica a volte da una frase. La magia è quando imbracciata la chitarra le due cose vengono fuori insieme. Spesso in quel caso c’è poco da cambiare dopo. 

La tua carriera ha attraversato diversi generi e stili. C’è un genere o uno stile che non hai ancora esplorato ma che vorresti esplorare in futuro?

Mi piacerebbe suonare con musicisti indiani dell’India. Amo la musica indiana e prima o poi lo farò. 

Come mantieni un equilibrio tra innovazione e tradizione nella tua musica?

Una volta consolidato il tuo linguaggio musicale non è difficile sposarsi con nuovi suoni, con la tecnologia, e rimanere se stesso. Se hai la curiosità giusta ma anche una gran bella memoria storica ti diverti.  

Quali sono stati i maggiori ostacoli che hai dovuto superare nella tua carriera e come li hai superati?

In un brano del disco dico “Per fare canzoni ci vuole tempo e vita sprecata”. Questo non è mestiere che ti da certezze e non solo dal punto di vista economico ma di sicuro per chi ha forti passioni gli ostacoli diventano fiammiferi da calpestare. Questo non è un mestiere come gli altri ma di sicuro non può essere affrontato nemmeno come un dopolavoro. La musica esige rispetto.  

Qual è il tuo consiglio per i giovani musicisti che aspirano a seguire una carriera simile alla tua, sfidando le convenzioni e esplorando nuove strade musicali?

Di guardare indietro cosa è stato fatto. Se vuoi fare il chitarrista non puoi non conoscere Jeff Beck e Jimi Hendrix. Se vuoi scrivere canzoni non puoi non conoscere Leo Ferrè, Piero Ciampi. Ci vuole memoria storica e, soprattutto, non farsi scardinare e sviare con formule che non ti appartengono. Mai farsi snaturare: ascoltare, imparare, contaminarsi, ma mai farsi snaturare. In questo mestiere se ottieni un risultato hanno vinto anche tutti quelli che ti stanno intorno, ma se sbagli hai sbagliato solo tu. Ai giovani musicisti consiglio di suonare molto davanti alla gente, di dedicare molto tempo alla musica che fanno e meno tempo a cercare di capire che confezione darle e che strategia di comunicazione usare.