La Food Valley emiliana si racconta con l’arte contemporanea

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Enrico Robusti, Affettazione liturgica
La verdura di Arcimboldo
La verdura di Arcimboldo

Un forte legame unisce da sempre il cibo alle arti figurative e coniuga la tradizione enogastronomica con la cultura artistica italiana e internazionale. Il cibo e i prodotti alimentari hanno da sempre ispirato gli artisti nel creare immagini che esprimono la ricchezza della terra e dei riti alimentari e l’inevitabilità della vita che passa. Nel corso dei secoli il cibo è stato raffigurato in maniera allegorica e simbolica nelle opere di artisti antichi e contemporanei. Arcimboldo, con i suoi ritratti di frutti e ortaggi assemblati è, per Roland Barthes, “Retore e Mago”, artista capace di stupire e meravigliare, di usare la tela come un laboratorio di tropi, sfruttando con agilità la capacità combinatoria degli elementi e giocando con i segni per stupire l’osservatore. Un vero e proprio “menù” fa la sua apparizione nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci dove ricorrono alcuni alimenti costanti, come il pane, il vino e il pesce, ma anche ingredienti nuovi e inattesi, dalla significativa valenza simbolica, quali l’agnello, i frutti e i gamberi rossi.

La raffigurazione del cibo quale unico soggetto di un’opera avviene per la prima volta con la Canestra di frutta del Caravaggio, che simboleggia un punto di rottura con il passato e il punto di inizio per l’idea di natura morta come unica protagonista di un’opera d’arte. Ma la Canestra di frutta del Caravaggio racchiude anche una molteplicità di riferimenti simbolici e iconografici: da un lato è evidente il richiamo alla Vanitas, alla caducità della vita, dall’altro i diversi frutti presenti sono un richiamo alla Passione di Cristo, come ad esempio l’uva o la mela. Tre secoli più tardi compaiono le nature morte di Paul Cezanne, connotate da un significato tecnico stilistico più che raffigurativo. Infatti le sue opere sono degli studi compositivi incentrati su una concezione plastica e dinamica del dato reale dato dalle pesche sferiche e dalle mele piene e dalle mille sfaccettature cromatiche, sintetizzando con i colori la rappresentazione volumetrica dello spazio.

La canestra di frutta di Caravaggio
La canestra di frutta di Caravaggio

E arriviamo agli anni Sessanta del Novecento, quando con Andy Warhol il cibo diventa portavoce di una visione dissacrante dell’arte: Campbell’s soup, una minestra in scatola riprodotta in forma seriale su stampe, disegni e dipinti, diventa il nuovo valore condiviso da tutta la società di massa americana. Tra innovazione e tradizione, metaforizzazione e trasformazione ironica, gli artisti dai tempi antichi fino ad oggi trovano ispirazione nel cibo come simbolo e oggetto delle proprie costruzioni narrative. L’opera d’arte opera una continua trascrizione di segni linguistici, in un gioco dialettico tra descrizione e connotazione, tra ritratto minuzioso dedotto dalla Food Photography e raffigurazione ironica e alcune volte critica, cogliendo di volta in volta il meraviglioso o l’ordinario che si cela dietro le cose.

Enrico Robusti, Affettazione liturgica
Enrico Robusti, Affettazione liturgica

Gli artisti coinvolti nel progetto The Art of Food Valley, già riconosciuti a livello nazionale e internazionale, utilizzano tutte le forme e le tecniche espressive, dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla proiezione video, dalla fotografia alla performance, innescando nuovi meccanismi di riflessione a partire dalle opere presentate.

Nelle opere in mostra è evidente la riproposizione di immagini conosciute e già stereotipate dei prodotti della Food Valley o la rielaborazione dell’idea dell’alimento attraverso forme retoriche consolidate nella storia della pubblicità, con una tendenza all’accentuazione della carica ironica o dissacrante. Altre volte, invece, prevalgono letture e visioni più originali, identitarie, che mettono in luce processi di umanizzazione dell’oggetto-cibo o meccanismi di condensazione onirica che contribuiscono alla reinvenzione di un prodotto e della sua storia…