“Visage en pose”, quando Roma parla francese

Roberto Di Costanzo per Visage en pose (9)
Roberto Di Costanzo per “Visage en pose”

E’ difficile non perdersi nelle opere di Roberto Di Costanzo, il cui tratto fonde insieme sicurezza e paura, malinconia e positività. E sarebbe complessa anche la descrizione del suo stile emozionale, perché le sue opere fungono un po’ da specchio: negli occhi, nelle mani, nelle rughe di chi è ritratto ci sono tutte le temperature e i bianchi e neri dell’essere. Che prendono vita attraverso le sue delicate chine, e mettono a nudo uomini e donne che si abbandonano a lui.

Si possono ammirare in una delle due sale della Galleria 28 Piazza di Pietra, fino  10 maggio. L’esposizione Visage en pose, nata dall’incontro dell’artista con Francesca Anfosso, ripropone un salotto parigino di fine Ottocento, e offre allo spettatore anche un viaggio nella storia dell’arte e nell’architettura capitolina attraverso la ritrattistica e la veduta paesaggistica. Tra le rovine del tempio di Adriano appaiono così paesaggi di una Roma storica che profuma di Francia.

“Un omaggio doveroso in una location che racconta millenni di storia – spiega la gallerista Francesca Anfosso – La galleria fa parte di Palazzo Ferrini-Cini (1600) e custodisce una porzione rilevante di quella che anticamente era la struttura di fondazione del porticato dell’antico Tempio di Adriano risalente al II secolo d.C., riportate alla luce tramite una sapiente operazione di restauro sovrintesa dalle Belle Arti. La Roma antica e la Roma Barocca si “incontrano” in questo spazio”.

Roberto Di Costanzo per Visage en pose (4)
Roberto Di Costanzo per “Visage en pose”

Nei ritratti di Roberto Di Costanzo, appare evidente la ricerca dell’espressione interiore e dello studio anatomico, attraverso una rete di segni e virtuosismi grafici. Centinaia di sguardi che accolgono l’osservatore in una calda “mise en scene” su parete, a ricordo di quel vivace collezionismo ottocentesco. Un corteggiamento dal sapore antico rievocato da un’esposizione nostalgica, con un doveroso atto di ossequio alla storia e all’arte. Per ricordare Roma, ma anche Parigi, e quell’arte che non è estinta, ma che prende vita nei salotti di chi ci crede ancora.

“Ho tributato due realtà a cui sono legato – spiega l’artista Roberto Di Costanzo – all’Italia devo la mia formazione artistica e culturale e alla Francia un forte interesse da parte di un collezionismo illuminato. Il disegno da sempre trova interesse e amatori nei paesi del Nord Europa a cui sempre di più mi avvicino. Ho studiato per anni i disegni di Jean Auguste Dominique Ingres, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, sia per la sua resa tecnica che nei costumi e nei volti da lui narrati con cura”.