Cronaca di un paese nel pallone

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Gian Luca Campagna, Molto prima del calcio di rigore, Drawup, 2014

L’Italia è una Repubblica fondata sul pallone. L’incipit di una Costituzione mai scritta eppure professata come una religione. Il Bel Paese e le sue domeniche laiche, vissute tra i seggiolini di uno stadio ed un risultato calcistico, le sue debolezze ed un giallo costruito in una sorta di reality fiction. Pochi ingredienti per un romanzo al fulmicotone. Prendi Marcello Calvisani, giornalista di cronaca nera e sportiva che segue il Latina calcio e il campionato di serie B, precario e tifoso, poi Giuseppe Cavalcanti, chef detective milanese, costretto dalla crisi globale a reinventare il proprio pièd à terre in un ufficio con licenza da 007, convinto che l’Italia sia una Repubblica fondata sul calcio; somma un’ ambientazione dinamica da noir urbano, uno stile veloce, asciutto, molto diretto, a tratti volutamente elementare, per accentuare la durezza degli argomenti trattati. Infine, aggiungi una schietta e puntigliosa critica ad un Paese sempre più bistrattato, completamente nel pallone.

Risultato? Molto prima del calcio di rigore (Drawup, 2014, pp. 298, 15 euro) di Gian Luca Campagna, giornalista e comunicatore d’impresa di Latina, accanito sostenitore del “Latina Calcio” al debutto nel mondo del romanzo. Proprio il capoluogo laziale e le sue vicende calcistiche sono al centro della trama. Marcello Calvisani, giornalista sportivo di un quotidiano locale, gira l’Italia per descrivere le imprese della squadra del Latina, che giunge a 40 minuti dalla serie A perdendo la finale. Calvisani cerca di trovare uno stimolo all’apatia che lo consuma appassionandosi alla compagine di Breda. Il cronista gira tutte le città d’Italia venendo a contatto con diverse realtà sociali fino a maturare un’esplosione violenta che si manifesta ogni qualvolta segue la squadra nerazzurra in trasferta. Sulle tracce di alcuni delitti passionali che accadono in diverse parti d’Italia si getta Giuseppe Cavalcanti, scalcinato chef-detective che insegue assassini convenzionali per affermare la sua singolarità, tra personaggi rievocati, sghembi e improbabili come richiamo ad episodi reali e leggendari del mondo del calcio, che afferma il suo incontrovertibile ruolo di fenomeno sociale. Il detective disegnerà la sua mappa particolare dei delitti che lo porterà a credere che un assassino uccide donne quando il Latina è in trasferta in quella cittadina. La tappa finale è infatti proprio Latina, quando verrà smascherato il colpevole.

Così, come ci suggerisce l’autore, si scopre il velo di un’Italia frustrata, sciatta che si abbellisce nell’estetica calcistica ma dentro piomba nell’oblio del buon senso, tappa per tappa: “vagando da una Crotone che ricorda ancora la notte dei fuochi a una Bari che ancora non si libera del cancro della Fibronit, da una Lanciano che ogni anno spera nel miracolo eucaristico a una Siena rimasta senza calcio e basket ma ancora col Palio, da una Brescia ancora ferita nella dignità per la strage di piazza della Loggia a una Carpi che immagina che il tempo si possa dominare come fece il maratoneta Dorando Pietri. Destino cui non sfugge nemmeno Latina, città fondata per volontà di Mussolini durante il Ventennio, oggi città delle annose opportunità perse, dell’invidia amplificata, dell’apparenza barocca e spicciola, della cultura soffocata, della cocaina a uso e consumo di ragazzini viziati e borghesi annoiati, specchio di qualsiasi provincia italiana”.

Molto prima del calcio di rigore, un romanzo politicamente e calcisticamente scorretto che rivive le contraddizioni di un’Italia presa a calci dal calcio e da se stessa. 

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Emanuele Ricucci
Emanuele Ricucci, classe ’87. È un giovanotto di quest’epoca disgraziata che scrive di cultura per Il Giornale ed è autore di satira. Già caporedattore de "IlGiornaleOFF", inserto culturale del sabato del quotidiano di Alessandro Sallusti e nello staff dei collaboratori “tecnici” di Marcello Veneziani. Scrive inoltre per Libero e il Candido. Proviene dalle lande delle Scienze Politiche. Nel tentativo maldestro di ragionare sopra le cose, scrive di cultura, di filosofia e di giovani e politica. Autore del “Diario del Ritorno” (2014, prefazione di Marcello Veneziani), “Il coraggio di essere ultraitaliani” (2016, edito da IlGiornale, scritto con A.Rapisarda e N.Bovalino), “La Satira è una cosa seria” (2017, edito da IlGiornale) e Torniamo Uomini (2017, edito da IlGiornale)