
Dopo la strage del 7 gennaio, Charlie Hebdo è tornato in edicola con una tiratura di due milioni e mezzo di copie. In copertina, un innocente cagnolino scappa con una copia del giornale tra i denti, rincorso da politici e religiosi palesemente malintenzionati. La cifra non cambia, la satira è più forte dei kalashnikov, ma il terreno di scontro è barbaro e crudele. All’indomani dell’attentato di Parigi il filosofo Riccardo De Benedetti ha buttato giù un pamphlet dal titolo inequivocabile: Morire dal ridere, processo alla satira (Edizioni Medusa, pp. 82, 9 Euro), in cui mette a fuoco la crisi del genere libertario per eccellenza. Violenza islamo-terroristica a parte, secondo De Benedetti l’umorismo non sta granché bene, proprio come la cultura laicista che lo ispira.
LEGGI L’EDITORIALE: LA SATIRA? ROBA DA MILIARDARI COMUNISTI
Il massacro di Charlie Hebdo segna la crisi della Francia volterriana di fronte all’avanzata di una religione “refrattaria e testarda”. Come possono coabitare la libertà ateista e post-illuminista di ridere e irridere con l’iconoclastia islamica?
Si è visto che non possono coabitare. Potranno, nel tempo, comporre diversamente i loro rapporti di forza, ma convivere, se con questa parola intendiamo una variante della tolleranza, faranno fatica a farlo. E non solo per responsabilità dell’estremismo islamico e della sua interpretazione letteralista. Sul filo dell’ironia potremmo abbastanza parlare di illuminismo radicale, equivocando su un letteralismo che mai avremmo creduto di poter attribuire ai discepoli di Voltaire. Ma è chiaro che non abbiamo a che fare con Voltaire. Piuttosto con qualcosa che si affanna a dimostrare, grazie all’aiuto dell’estremismo islamico, appunto, che si abbia ancora bisogno di qualcosa come i Lumi, la Ragione, l’inganno dei preti… insomma un armamentario posticcio che si sorregge solo perché l’ultimo posto nel quale vorrebbe far luce è proprio quello da cui deriva la forza e la potenza dell’Occidente, vale a dire la tecnica e la sua onnipervasività nella compagine sociale.
Lei traccia un discrimine preciso tra la satira medioevale, tradizionale, e quella moderna di cui sottolinea il fallimento e la morte…

La satira, si continua a ripetere, è contro il potere, demistifica, libera, combatte, rivela, mette a nudo, scortica, ribalta le gerarchie… concentrerebbe in se stessa tutto il lavoro critico dell’umanità. Non esisterebbe altro modo di far capitolare la violenza, l’ingiustizia, il male del mondo, che non sia raccolto nello sfolgorio di una battuta, di un tratto a pennarello spesso. È palesemente un’idiozia. Il prevalere della satira è coetaneo all’impoverimento del pensiero critico, di quegli stessi Lumi da cui si vorrebbe farla discendere e da cui invece, è abissalmente lontana. La satira attraversa storicamente i registri della maldicenza, della vendetta per interposta persona, della vigliaccata, dell’agguato notturno e proditorio, del dileggio personale; li ha fatti propri, assieme a molti altri, rispettando non tanto un limite che avrebbe ricevuto dall’esterno, quanto la sua ragion d’essere che non era certamente quella di sorreggere una qualche politica in luogo di un’altra o di farsi parte contro un’altra in virtù di un universalismo che non gli appartiene. Forse si vuole una nuova internazionale sotto la bandiera «satirici di tutto il mondo unitevi»? Satiri sarebbe molto più adeguato e alla fine conveniente.
Al tempo del web, la moltiplicazione infinita del disegno satirico lo universalizza: il suo messaggio arriva ovunque, forte e chiaro. Quindi, se “l’umorismo è qualcosa di serio”, come ha scritto citando il filosofo Vladimir Jankélevitch, come può la satira recuperare le sue prerogative e sopravvivere a se stessa?
Si può cambiare anche tono, non l’ha ordinato il medico di sogghignare (anche se ridere fa buon sangue). Come per il calcio anche per i satiri servirebbe una moratoria di qualche anno, così, giusto per far riprendere una terra esausta e troppo sfruttata. Ma non vorrei sembrare il mortifero sostenitore di un mondo cupo e serioso, un trincia palle di proporzioni cosmiche…