L’oscuro e dissacrante Don Giovanni di Preziosi

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Preziosi in una scena del Don Giovanni

Alessandro Preziosi all’inizio di questo strano, illuminante e a suo modo accattivante Don Giovanni che pare scritto su misura per lui, all’inizio dello spettacolo non appare. Appaiono pero le sue vestigia. Ovvero uno strano paesaggio Settecentesco che tuttavia paesaggio non è perché somiglia piuttosto a quei lambiccati incunaboli del XIIIV secolo all’interno dei quali, per chi sapesse guardarli da una fessura sepolta tra le doratura di Princisbecco della confezione, gli artefici avevano la pretesa di racchiudere il mondo.

Ci sono infatti arcate che si spalancano sul vuoto come in uno squisito trompe l’oeil e d’improvviso appaiono due dei suoi accoliti. Sganarello, il servo da sempre sottomesso al gioco seduttivo dell’eterno fanciullo e un suo complice più sbrigativo e chiacchierone che mai. I quali evocano il gran duello tra il loro principale e il patetico Commendatore facendo entrare in scena, come due illusionisti, il cadavere squisito – come lo chiamavano i surrealisti – nell’elemento principale. Ossia il protagonista. E qui scatta la prima sorpresa dato che ci troviamo difronte ad un Preziosi che, oltre che agire al posto di parlare, inalbera una bionda parrucca da perfetto libertino che lo fa assomigliare in modo impressionante al ben noto autoritratto del marchese di Fade. Ma c’è una nota negativa: infatti non si svela mai (chissà poi perché) il nome dell’autore di questo guazzabuglio cortese, a tratti ostico ed impertinente come una pietanza digerita male. Poiché i manifesti dello spettacolo non recano traccia nè di Moliere, nè rivelano che di un brioso adattamento si tratta.

Nasce e si afferma quindi ad ogni passo, non si sa se per partito preso o meno il Preziosi regista sprofondato su se stesso, uno show piacevole e dissacrante al tempo massimo come era stato assodato fin dalle premesse oppure di qualcosa che non si riesce a comprendere cosa potrebbe essere ma che somiglia più ad un impressionante giocattolo barocco che a un saggio acuto e disarmante sulla psicologia dl libertino, sulla sua irrefrenabile curiosità nonché libertà di agire, e di quelle vittime procaci e consenzienti di cui il Nostro si circonda col suo felpato di danza. Anche per questa via, intendiamoci, il divertimento è assicurato e Preziosi al solito giostra con amabile simpatia e squisito divertimento giocando a colpi instancabili di fioretto col suo personaggio immaginario.

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> Don Giovanni, regista e protagonista Alessandro Preziosi.
Milano, Teatro Nuovo e poi in tournée.