Libero bikini in libero Stato!

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Una notevole Belen Rodriguez

Alle fermate coperte dei bus, sulle pareti delle pensiline, mesi fa, capitava di trovare gigantografie a grandezza naturale della soubrette\modella più nota del decennio. L’abbigliamento succinto avrebbe suscitato in qualcuno un biasimo per la volgarità. In altri grande apprezzamento per le forme della bellezza. Tali pensiline, già nel primo orario serale, si adattano ad offrire tetto e riposo alle puttane di strada. Molte di loro non erano affatto contente dell’immediato confronto che a primo sguardo, si palesava tra il loro aspetto e le forme dell’immagine fotografata. Ad altre invece sembrava che il sexi poster, per così dire, scaldasse l’ambiente, di per sé freddo, squallido e inospitale. La si potrebbe considerare una questione, più che di opinioni, di cultura.

Negli ultimi giorni una variante di questi poster, sempre della solita modella, è apparsa anche in corso Buenos Aires a Milano e ha fatto subito più notizia, vuoi per il luogo, vuoi per la dimensione ipergigantesca della pubblicità, vuoi per la ridotta lingerie che mostrava tutto più che se stessa. Qui il dibattito culturale non si è limitato ai frequentatori notturni di pensiline ma ha coinvolto ben altre autorità. Si è fatto vivo il Comitato Venezia Corso Buenos Aires, cui sono seguiti i responsabili della mobilità comunale. Entrambi, a quanto pare, hanno testimoniato il massimo plauso a modella e fotografo. Secondo loro non c’era chi, alla guida di qualunque mezzo, potesse evitare di alzare lo sguardo sul corpo femminile fotografato. Omaggiata l’opera, a malincuore l’hanno dovuta rimuovere per la distrazione ch’essa creava. Potenza della cultura, che di colpo, come è stato fatto notare, ci ha riportato al 1962.

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Una spettacolare Anita Ekberg. La sua immagine fu usata nel film “Boccaccio ’70” per la pubblicità del latte…

In quell’anno uscì l’episodio di Fellini e Flaiano del film Boccaccio ’70, relativo alla lotta del moralista baciapile Mazzuolo impegnato a far rimuovere il cartellone della gigantografia di una procace Anita Ekberg che pubblicizzava il valore nutritivo del latte. La sconfitta, subita all’epoca dal Mazzuolo, ha avuto così, a 52 anni di distanza riparazione. La cosa non ha poco peso sapendo che il personaggio Mazzuolo era, nelle intenzioni del regista romagnolo, la caricatura del deputato Dc che aveva schiaffeggiato e fatto coprire una donna a spalle nude e che aveva massacrato, sull’Osservatore Romano, il film La Dolce vita. Nient’altri che il compianto e già presidente della repubblica, Scalfaro.

Come si vede, molte e contrastanti culture si incontrano, fraternizzano e fanno a pugni nei pressi delle maxifoto in questione. Mai, più che oggi, si è pensato al valore taumaturgico e materiale della cultura che ad industria crollata e agricoltura inquinata, appare l’unico grande patrimonio rimasto.

E’ come ripetere l’antico motto de “la bellezza salverà il mondo”. Come lo salverà? Dicono gli uni: “Portando calma agli spiriti affannati e angosciati, rapendoli con la sua spiritualità”. Per questo le immagini scabrose, volgari e maleducate devono essere rimosse. Dicono altri: “La bellezza farà posare le armi, scartate per gli abbracci d’amore”. Più modernamente, do love not war. Per questo le immagini devono restare dove sono. Altri replicano che mai tanto sangue è stato sparso se non per conquistare amore e bellezza, dalla guerra di Troia al ratto delle Sabine.

Le fotografie anch’esse prendono vita e pretendono parola e voto, attivo e passivo, consce del proprio valore, economico e non. Contro esse, si ergono donne in carne e ossa, che vantano, ancor meglio, la loro presenza piena, fisica e reale rispetto a quella virtuale della carta patinata ed arricciata. Accorrono arrabbiatissime anche le prostitute delle pensiline a denunciare che non sanno più che abiti succinti indossare per distinguersi dalle altre sia presenti in strada che rappresentate in foto. Poi tutte, le foto, le prostitute e le altre si rivolgono assieme con sguardo arcigno e accusatorio all’altro sesso, intimando silenziosamente loro di non pronunciare quel che pensano. Siamo tutti puttane, lo può dire solo la giornalista Chirico, autrice dell’omonimo libro. Al massimo poteva essere concesso solo al redivivo fu presidente.

Tante culture vanno oggi a braccetto, ignorandosi l’un l’altra. Censura e adescamento così salvano il mondo.