Lettera aperta a Babbo Natale, sulla cultura del Bel Paese

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Caro Babbo Natale, scusa se ti scrivo questa lettera anche se da tempo non sono più un bambino. Avendo perso il tuo recapito, penso che internet possa essere il modo migliore per raggiungerti ovunque tu sia.
Volevo dirti che questo sono stato buono, onesto, rispettoso delle istituzioni e della collettività; pensa, non ho rubato e nemmeno corrotto nessuno. Mi dirai che tutto questo è normale, ma credimi oggi non è più così…
Sono un cittadino del Bel Paese, anche se da anni il sorriso, la spensieratezza e la gioia di vivere del popolo italiano si sono smarriti tra difficoltà, incertezze, e disillusioni, proprio come l’identità, l’arte, la cultura, la bellezza celebrati nei secoli.
Allora perché rivolgermi a te? Forse per la stessa ragione per cui ognuno di noi ha bisogno di credere in qualcosa per migliorare se stesso e il mondo che lo circonda.

Ed allora cosa vorrei per i prossimi anni? Se hai pazienza di leggere, questa è la lista delle cose che più desidero da te:

vorrei tanto che l’Italia “tornasse”, con una classe politica finalmente lungimirante nel sostenere la nostra unica possibilità di futuro: trasmissione del sapere (scuola, università, ricerca e innovazione), patrimonio culturale materiale e immateriale, turismo;

che la cultura non avesse colori politici e si sentisse libera da qualsiasi condizionamento;
che l’Italia fosse il paese più visitato del mondo;
che il denaro pubblico non venisse più sprecato, ma speso con l’oculatezza del buon padre di famiglia;
che le leggi venissero applicate e non interpretate;
che si rimediasse al dissesto idrogeologico del territorio in modo tale che quando piova non si torni inutilmente e stancamente a parlare di morti, disastri e danni economici;
che il centro storico de L’Aquila riprendesse vita;
che per arrivare a Matera, prossima capitale della cultura, ci fossero un treno e una stazione ferroviaria;
che i privati potessero sostenere la cultura nelle sue diverse espressioni e senza distinzioni tra proprietà pubblica e privata;
che i musei fossero sempre gratis per anziani e giovani;
che le inaugurazioni di tutte le stagioni liriche fossero destinate non alla mondanità ma ai pensionati sociali;
che la Rai, in quanto servizio pubblico, dimenticasse di inseguire lo share
che tutti i monumenti, noti e meno conosciuti, fossero oggetto di interventi di tutela e restauro per evitare deterioramenti e crolli;
che il personale museale non impedisse agli ignari turisti di visitare i nostri luoghi perché in sciopero o in assemblea sindacale;
che i cinema nei paesi, nei quartieri e periferie delle grandi città fossero tutti riaperti;
che i film prodotti col sostegno dello Stato fossero belli e di qualità, trovando spazio nelle sale cinematografiche;
che i teatri non venissero più occupati da personaggi tanto ignoti quanto protetti e garantiti dalle istituzioni.

Caro Babbo Natale, non so se mi “sono allargato” (come si dice a Roma) e non so neanche se nel tuo sacco pieno di giocattoli e dolci c’è spazio per esaudire queste strane richieste, ma spero che con un po’ di sana utopia, almeno nella Notte Santa ogni desiderio sia esaudito perché ognuno di noi vuol veder la fine di questo novello Medioevo e far rifiorire la “Cultura a Palazzo”.

Con affetto, Buon natale