La barba miscredente di Eugenio Scalfari

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scalfari-557x262-gualdanaLa barba miscredente di Eugenio Scalfari è stata severa con Pietro Citati. Nella sua rubrica su L’Espresso l’altro giorno il decano si domandava se un cristiano può permettersi di scrivere dei Vangeli come se fossero Sacra Parola. E aggiungeva che fino a quando Citati si identificava con Tolstoj per raccontarlo andava bene, ma credersi Dio è davvero troppo. Una provocazione forse, ma che la dice lunga sulla pretesa ateista di avere il monopolio nelle indagini sul sacro. In verità a leggere I Vangeli (Mondadori, pg. 154, € 22), in cui lo scrittore introduce alla lettura dei quattro testi sinottici, non si capisce bene se Scalfari se ne preoccupi per cercare la verità, o per sbeffeggiare chi ha il coraggio di prenderli in mano per spiegarli ai cattolici, un po’ troppo restii ad approfondire le scritture.

«Noi non siamo più abituati a essere così fecondati da un testo», spiega Citati in una bella intervista rilasciata a Il Foglio. Con questa frase la dice lunga sui moderni paragonandoli agli antichi, che “facendosi fecondare dalla Bibbia” l’hanno richiamata a ogni passo e anche vissuta. Sono stati gli evangelisti “continuamente abitati dall’Antico Testamento”, a chiudere il cerchio del libro di Isaia e dei Salmi raccontando la vita e la predicazione del Messia.
L’intento è quello riannodare la figura di Gesù all’ebraismo, di cui il cristianesimo secondo il suo fondatore è compimento. Ma a ben vedere questa frase rimarca il distacco dalla parola che segna la crisi del cristianesimo: non sarebbe necessaria un’introduzione ai Vangeli, se li leggessimo e tentassimo di seguirne l’esempio. Ma non è il caso di andare lontano tradendo lo scopo di questo libro lieve, godibile a ogni passo, in cui il talento del divulgatore agguanta la teologia e l’avvicina a chi ne è digiuno.

Non senza una personale interpretazione. Così, come il Giuda sofferente di Isaia per Citati rivive nella figura di Cristo, la Vergine è in qualche modo un’invenzione del Vangelo di Luca, poi ripresa e arricchita nei secoli. C’è da imparare da un credente di rango che si prende la briga di spiegare le cose con semplicità. Chiarendo che è l’uomo di oggi a doversi avvicinare ai Vangeli, non il contrario. E che Gesù non dice beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli, bensì beati i “mendicanti di spirito” dalle menti povere poiché pulite, vuote, pronte ad accogliere Dio. Citati divulga con la serenità di chi dichiara di essersi convertito a venticinque anni dopo aver letto San Paolo ma di trovarlo troppo difficile per scriverne. Niente a che vedere con un’immedesimazione con Cristo. Seppur cogliendo l’ironia della bonaria stroncatura, il commento sembra quanto meno ingeneroso.

 

5 Commenti

  1. Finché in Italia si darà ascolto ad un ciarlatano del calibro di questo tronfio megalomane non riusciremo mai a liberarci dal culturame che diffonde in tutti i media con arrogante stupidità.
    Impersona l’untore di manzoniana memoria. Scalfari appesta il libero e corretto svolgimento del dibattito politico nel nostro paese. Smettiamo di ascoltare le vacue idee di questo utile idiota della sinistra.

  2. QUELLO LI E’ SEMPRE STATO UNA NULLITA’ NULLA, SOLAMENTE PERCHE’ E’ COMUNISTA SI DA’ TANTE ARIE MA POI LA RESA DEI CONTI AVVERRA’ QUANDO MUORE E ALL’ALTRO MONDO KOMUNIST NISBA

  3. scalfari… ma perché si occupa della sua tomba? quanto ci fa schifo…

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