Il razzismo è una faccenda culturale. Il buonismo genera un cattivismo stupido e vigliacco

0

Che il razzismo sia faccenda culturale, credo sia nei fatti; e se è così, riflettervi non dovrebbe avere pregiudizi. Ma non è quasi mai accaduto. Il fenomeno è di Destra, s’intende comunemente; la Sinistra essendo solo lei che lo combatte. È per questo che Matteo Salvini, aggredito a Bologna da un gruppo di dementi penalmente criminali (stessa genia di quelli l’altro ieri in piazza contro la Polizia, da noi sempre impuniti perché la classe politica li considera un “ammortizzatore sociale” e, cattocomunisticamente, un elemento “redistributore della ricchezza”) è nella vulgata il sobillatore che attizza il fuoco del disagio per cinque voti in più.

Eppure – sulla Repubblica di venerdì, incredibile visu – il senatore Luigi Manconi, sociologo e presidente della Commissione per i diritti umani, sosteneva che la stessa Sinistra “troppo spesso ha liquidato come razzisti umori popolari che andavano compresi, mediati e governati”. Avevo dunque ragione, quando dopo i fatti al campo rom bolognese scrissi al direttore della Voce di Romagna che sì, i toni alti sono beceri e anziché restare solo inutili diventano dannosi, però non s’abbassano con l’illusione di un’integrazione che non sarà mai tale se il sociologismo in voga (cioè lo scadimento della sociologia, che è una cosa seria, al buonismo da patacca) giustifica loro ciò che la legge a noi proibisce? Avevo ragione se sostenevo che, delle conseguenze di quel buonismo, la più infame è un cattivismo vigliacco molto più che stupido?

Fa sorridere, allora, vedere a manca, senza alcun costrutto, stracciarsi le vesti per la Lega e il suo segretario che, col candidato Alan Fabbri sostenuto pure da Forza Italia e Fratelli d’Italia, rischiano domenica prossima di dare una spennellata in Emilia-Romagna a lorsignori, da quelle parti in cattedra dal Dopoguerra. E fa sorridere perché è appunto la cultura della faccenda a non essere còlta. D’altro canto, però, che aspettarsi da chi il razzismo pratica da sempre – e senza pudore – a ogni livello proprio culturale?