“Almanacco del giorno prima”, un disco registrato in una scuola abbandonata
di Antonio Sergi
In un mondo in cui tutto scorre troppo velocemente, è bello credere che ci sia ancora chi, con la musica, riesca a far vivere dimensioni quotidiane di riflessione, di qualità, di ascolto attivo della vita. E così Dente nel 2014 lo fa con il suo quinto album, “Almanacco del giorno prima”, ritornando, a tre anni di distanza dall’ultimo disco, con arrangiamenti sempre di qualità. Pubblicato dall’etichetta RCA Records e registrato in due mesi, in una scuola abbandonata nel parmense, precisamente a Busseto, l’album, nelle sue 12 tracce, ha molto Sud America e fa trasparire un’emotività sinonimo di forza, potenza e privilegio. La nicchia di individualità che è riuscito a generare Dente, arriva a un pubblico eterogeneo. Piace oltre le fasce d’età, coinvolgendo e appassionando giovani e meno giovani, ascoltatori acerbi e navigati.
Di recente è rientrato da Berlino, dove è stato protagonista del Riviera Fest. “Almanacco del giorno prima” è una meditazione che fa scorgere la ricerca dell’altro, l’abbraccio e l’affetto di qualcuno che dia valore alle cose, al tempo. Apparentemente pessimista, Dente è invece da apprezzare per il realismo e la voglia di ottimismo, spontaneamente inseguita nelle amicizie e negli amori, dove sembra non si riesca a trovare e a far trovare il tempo per conoscere e farsi conoscere, viste le mille altre alternative che non lasciano spazio alla condivisione di se stessi, come se il bene e l’amore fossero diventate misure coercitive ricucendo a logiche aziendali la propria sensibilità.
“Almanacco del giorno prima” è specchio della propria storia e necessità di ulteriori modi di intendere la vita, il presente. Il senso della vita è riuscire fare ciò che si desidera, nel rispetto altrui. Basta scorgere il suono del clavicembalo, voluto per richiamare la spinetta dei tempi andati per immaginare con occhi del passato ma con voglia di futuro. Accostato a tanti, capita di pensare, al contrario, come Dente sia semplicemente se stesso. Ben vengano i paragoni con De Gregori, Battisti e Guccini ma a volte dà noia dover necessariamente relegare qualcuno sulla scia luminosa di icone. Dente è molto altro, è innovazione, rivoluzione. Dente è lui, ha una sua identità, non è mero cantautorato e confinarlo a ghetti sacri del passato, a volte, appare ingeneroso.
Dente è il riflesso del canto per superare le disillusioni anche pensando a stagioni mai vissute ma sognate e desiderate perché esistite e contemplate in mix di altri tempi. Capita di non riconoscendosi nel guardarsi intorno, di sentirsi estraneo e raccontare, come Dente, il proprio punto di vista. Coinvolgenti modi di vivere e di intendere la giovinezza. L’essere giovani non è un merito, è un dato di fatto, una questione anagrafica. Se poi i giovani sono visti come una fascia di consumo ben stabilita è un’altra questione e Dente lo sa. Ecco perchè è amato, perché è di tutti. E’ uomo sognante, è il freddo che vuole calore, è speranza, è voce incantata, è il ricordo di Albert Camus, perché anche Dente insegna come nella profondità dell’inverno, ci sia dentro un’estate invincibile.
28.05.2014