Luca Barcellona: l’artista che visse due volte

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Dai graffiti alla calligrafia

di Chiara Brambilla

Di Luca Barcellona si può senz’altro dire che stia vivendo la sua seconda vita. Stessa persona, stesso carattere, stesso aspetto fisico ma soprattutto stesso spiccato genio. Non stiamo parlando di reincarnazione, ma semplicemente di un artista/artigiano, dalle indubbie doti e con un paio di passioni nella vita. Nel 1999 lavorava ad un progetto musicale, “950” insieme ad un altro nome fondamentale della scena rap, Fritz da Cat, questo album successivamente si rivelerà fondamentale, una pietra miliare per il rap e per tutta la musica Italiana. Tra le tracce presenti mi torna alla mente subito “Street Opera”. Questa fu la perla nel mucchio.

Ma qui mi fermo. Di Luca Barcellona vogliamo conoscere il presente: “La fissa per la scrittura l’ho sempre avuta. Una sorta di istinto nel riprodurre quello che mi piaceva, lettere e loghi compresi. Quando sei bambino e ti piace una cosa non te la compri, la disegni. Ho deciso di studiare calligrafia più a fondo quando ho capito che esisteva un livello amatoriale, da li ho cercato di superarlo guardando i lavori dei maestri del passato, é servito molto, unito ad un allenamento costante.” Racconta l’artista.

Luca Barcellona è attualmente uno dei calligrafi più noti in Italia ed Europa, famose le sue innumerevoli collaborazioni con brand del calibro di Carhartt, Nike, Mondadori e Zoo York: “faccio moltissimi lavori commerciali e mi piace riuscire a dare un contributo ai marchi, sono soddisfatto quando i clienti restano contenti perché gli ho dato quello che volevano, senza per questo snaturare l’essenza del mio lavoro” prosegue Luca Barcellona. Ma torniamo all’essenza, appunto. Il lavoro artistico di Luca possiede intrinsecamente una visione, un gusto ed un tratto personalissimi, anche un occhio profano se ne accorgerebbe, tutto sta nella maestria del coniugare conoscenze e strumenti a disposizione del calligrafo.

Cerco di lasciare un segno della mia presenza attraverso l’inchiostro, che rifletta il mio stato d’animo nel momento preciso in cui incontra la carta. Non ha senso ritoccare, è meglio pensare e poi agire, accettare l’imperfezione, prevenirla per quanto possibile. Un po’ come in tutto, nella vita, no?! E a volte lo strumento che ti darà il tratto particolare è sotto i tuoi occhi, dipende solo da come lo usi, quanto è secco il colore, da come muovi e torci le setole del pennello. A volte può essere un pezzo di cartone intinto nell’ inchiostro. Quando conosci la regola, allora la puoi applicare a qualsiasi cosa, è un fatto di connessioni fra le conoscenze che hai.”

Anche il suo passato da writer ne è una prova tangibile. “Quando ho iniziato a fare graffiti cercavo di divertirmi scrivendo. L’evoluzione delle lettere, come la chiamano i writer, non può avvenire senza conoscerne le regole fondamentali. Quindi ho dovuto affrontare un duro percorso, abbassare la testa ed imparare umilmente da capo, dai maestri di lettering di una o due generazioni precedenti alla mia. Ora ho ancora piacere a disegnare lettere come quando facevo per un graffito, ma accade con più consapevolezza. È un cerchio che si chiude.”

Nel Novembre 2012 la casa editrice “Lazy Dog” pubblica la prima monografia dedicata all’arte di Luca Barcellona, titolata “TAKE YOUR PLEASURE SERIOSLY”. “È nato tutto dalle intenzioni di Riccardo Bello, editore di “Lazy Dog”. È stata un’esperienza intensa, ho imparato molto dalla pubblicazione del libro, ed ho avuto un buon ritorno di pubblico che non può che spingermi a continuare. In un certo senso ho anche chiuso un capitolo, per cominciarne di nuovi”, spiega l’artista.  “Ho voluto usare come titolo quella citazione di Charles Eames, per ricordarmi che il piacere e la passione nel fare le cose vanno sempre mantenute e alimentate in ogni momento come un fuoco.” 

C’è un’assonanza profonda, insomma, come se un filo legasse saldamente la cultura rap con quella dei graffiti per poi sbocciare nella calligrafia: “È tutto strettamente collegato. Ultimamente ho fatto un workshop sulla calligrafia urbana, erano quasi tutti writer, fan dell’hip hop, e venivano ad imparare qualcosa sulla scrittura, con molta umiltà, cosa che nei graffiti si vede poco, dato che scrivere il proprio nome è un fatto di ego”, precisa Barcellona. “Credo di aver aperto qualche porta, di aver dimostrato che un’arte antica come la calligrafia può sopravvivere e trovare nuova linfa interagendo con i fenomeni più attuali. Sento l’impulso di dare il mio contributo, e il dovere di restituire una mia visione di ogni ambiente culturale che mia abbia in qualche modo arricchito.

Guarda la gallery completa dell’artista.

 

28.05.2014

 

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