Le filastrocche e i proverbi delle Muse del Mediterraneo

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La storia della Calabria suonata con gli strumenti del passato

di Michel Dessì

Non sono figlie di Zeus e di Mnemosine. La loro guida non è Apollo ma si chiama Antonio Grosso, e loro sono “Le Muse del Mediterraneo”. Sono in cinque non in nove, ma come le affascinanti divinità greche cantano dolci melodie, inebriando chi li ascolta: cantano la storia della Calabria, scippata ai ricordi dei vecchi. Emy Vaccari, imperterrita cacciatrice di passato, li va a scovare. E li osserva, li spia, chiede e ascolta. Magari, per ore. E Scrive. Come spugna assorbe e poi riporta nero su bianco. Racconti, filastrocche, proverbi e formule magiche. Testimonianze di altri tempi resuscitano a nuova vita grazie alla musica di Antonio e delle Muse.

I primi autori dei loro testi sono, dunque, gli anziani: gente semplice di Calabria che per anni ha vissuto in una terra maledettamente bella e tragicamente affascinante, ricca di sentimenti e povera di progetto politico. Schiaffeggiata, spesso, dalla malapolitica, sorda alle necessità di un popolo disincantato, insultato e offeso nella sua dignità. Una terra che trova pace solo nella propria musica, per anni incarcerata negli armadi della vergogna, quasi fosse di serie B. Ma quelle note avevano ed hanno ben più nobili radici di tanta musica elettronica, fotocopiata fino alla nausea, fino alla “globalizzazione” musicale ed artistica.

È musica per tutti, quella delle Muse, coinvolgente come il ritmo dei tamburi africani e dei flauti andini, delle nacchere gitane e dei canti del mediterraneo. Il progetto musicale parte nel dicembre del 2011. A raggruppare Emy, Francesca, Valentina, Simonetta e Maddalena ci ha pensato il maestro Antonio Grosso, campione italiano per tre volte consecutive di organetto e fisarmonica diatonica. L’unico maschio del gruppo. Tutto era nato quasi per gioco. Dalla passione delle ragazze per la musica etnica. Poi i primi veri concerti e le lunghe tournée. Alla gente piacciono. E molto. Gli spettatori sono incuriositi e sorpresi. È insolito vedere delle ragazze che suonano gli strumenti della tradizione popolare: la lira, l’organetto, il tamburello, la chitarra battente.

Il loro primo lavoro discografico nasce nel 2012, è il “Ritmo Popolare”. Un lavoro concepito con l’aiuto di Giuseppe Marasco, produttore, che ha creduto da subito nella proposta. Ora Antonio e le muse sono pronti per la prossima avventura. Il primo tour dall’altra parte del mondo. In Australia. In quell’occasione presenteranno il loro ultimo singolo “Magaria” e ultimeranno il loro secondo lavoro discografico di cui ancora non si conosce il titolo. Che anche le Muse siano scaramantiche?