Niccolò Bossini: il concerto? È in garage!

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Hashtag, social network e sound da scatola metallica per svecchiare il rock.

di Giusy Federici

Un EP uscito a ottobre, “#Secondolavoro”, e un brano da promuovere: “Alcatraz”. Dove? A casa nostra. “In America, nei garage non ci mettono solo trapani e chiodi, come si fa da noi. Non per niente le band garage-rock, con quel suono da scatola metallica, sono nate lì: a invitare i fan a un concerto in garage sono stati i Foo Fighters” – racconta a OFF Niccolò Bossini, chitarrista emiliano dal suono sanguigno, che suona anche con Ligabue – “Nei garage americani ci sono i grandi spazi, come da noi in salotto. Avevo un singolo da far conoscere, volevo fidelizzare i fan e che se ne parlasse. Per questo, su Facebook ho lanciato l’idea di andare a suonare a casa dei ragazzi”. Così è nato Acasatour: quattro le date fatte, nel Cagliaritano, a Milano, vicino Firenze e a Pompei, e altre in preparazione.

La formula ha avuto successo, il tour anche. Quaranta minuti tiratissimi di rock, chitarre, batterie, microfoni e amplificatori a casa di Martina, Stefano, Elena e Peppe. E, per non farsi mancare proprio nulla, tecnico del suono e delle luci e scenografia. “In Italia è un’innovazione. Volevo fare qualcosa di nuovo per un genere, il rock, che non lo è. Lo considero un progetto all’avanguardia e così lo voglio comunicare: per questo c’è l’hashtag nel titolo”, sottolinea Bossini.

In “#Secondolavoro”, il chitarrista ha voluto rendere le sonorità del rock degli anni ’90, così parte dell’EP è stata registrata al Sound City di Los Angeles, quello dei Nirvana di Nevermind. “Acasatour è nato via Facebook e ora sono felicissimo della scelta, ma è anche vero che difficilmente si trovano locali non inflazionati dalle cover e tribute band” continua Bossini “Ai gestori interessa riempire il locale, non la musica. Quando lo dico, qualcuno storce il naso e mi ricorda che suono con Luciano Ligabue, ma io con Luciano suono il suo materiale”.

Il sound americano è importante, come lo è il testo: “Le parole, in Italia, sono più importanti che nel mondo anglosassone. A volte si sacrifica la parte musicale per una riflessione, ma la musica che deve essere sempre leader. Nell’emozione conta la melodia più del testo. Si deve fare un lavoro di cesello”. Il titolo, Alcatraz, è un tributo del chitarrista emiliano a Clint Eastwood: “Avevo appena visto Fuga da Alcatraz. Mi piacciono tutti i film che parlano di fuga”. La fuga dalle piccole e grandi prigioni quotidiane: “C’è una categoria di persone, tra cui anch’io, che devono sempre andare. Non è fuga dalle responsabilità, ma voler fare sempre qualcosa di nuovo. Fermarsi per queste persone è un po’ morire. E a volte lasci anche quello che vorresti tenere. È l’effetto collaterale del vivere la vita in un certo modo”.