Dal Salento agli States, l’archetto OFF di Peppe Giannuzzi

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Il nuovo Cd del Joe Satriani del violino.

di Giusy Federici

Ama profondamente la sua terra, il Salento, ne suona la tradizionale pizzica ma non la ritiene determinante per il suo percorso artistico, solo una tra le fonti di ispirazione. In un mondo in cui il folk “congelato” è di moda, Peppe Giannuzzi ha deciso di sperimentare, di andare oltre le proposte musicali consuete, ha scelto la strada in salita. Per questo e per molti altri motivi è un artista OFF.

L’hanno definito il “Joe Satriani del violino”. Giannuzzi appunto suona il violino, ma quello elettrico, “Uso gli effetti” racconta a ilgiornaleoff.it, “perché voglio avvicinarmi il più possibile al suono delle chitarre elettriche, che amo”, spiega. 
Giannuzzi non rinuncia al classico – è diplomato in viola al Conservatorio Tito Schipa di Lecce – , semplicemente va anche altrove. “Il rock è il punto di partenza, poi ci sono i riferimenti alla musica irlandese e ad altre sonorità, mi piace cercare la mia identità senza adagiarmi, senza suonare sempre nella stessa maniera”, aggiunge.

Da pochi mesi è uscito Violinizer, il suo primo cd, solo musica strumentale, 40 minuti per 10 brani senza canto, dove la musica è di per sé canto. Il cd è completamente autoprodotto tramite la Marrakech di Vigevano e distribuito da Self. Difficile definire Violinizer, un caleidoscopio di suoni, di momenti, di moti dell’animo. È un violino che parla, sussurra e a volte accompagna verso il blues, il rock, la word music, le citazioni e il pop, in uno stile personale dove tutto diventa suono. 
Come nel brano Eddy Smile, dove il pianto dell’ultimo nato in casa Giannuzzi diventa una voce recitata e così viene indicata nei credits del cd. O in Alien Spider Dance: qui è la pizzica a diventare rock, indiavolata e ipnotica, mentre Wind of Africa è un brano dolcemente sensuale e insinuante come quella brezza che chi ama i deserti conosce.

In Italia Peppe Giannuzzi è ancora una artista di nicchia, pur avendo collaborato con gente del calibro di Stewart Copeland o Mauro Pagani per la Notte della Taranta, tanto per citarne solo alcuni. Da poco è tornato dagli States, invitato dal cantautore folk-rock Enrico Capuano, che aveva bisogno di un violinista. “I riscontri sono stati positivi” commenta Giannuzzi. “Abbiamo toccato varie località, siamo stati in New Jersey, ad Harlem dove è stato uno spettacolo nello spettacolo guardare gli afroamericani ballare la tarantella, all’House of Blues di Los Angeles, a Reno in Nevada in un festival di italiani d’America dove c’era di tutto, a cominciare dai cinesi”, ricorda divertito Peppe.

Qualche brano di Violinizer è trasmesso dalle radio tedesche e danesi, mentre per l’Italia Peppe Giannuzzi non si fa molte illusioni: “Da febbraio proporrò il cd in concerti live in tutta Italia, mi sto accordando con i musicisti che collaborano con me, ma per quanto riguarda il mercato vorrei rivolgermi a un pubblico internazionale, se non altro perché la cultura musicale, altrove, è diversa. E anche perché qui in Italia non vedo spazi. Però, dai riscontri che ho quotidianamente, il mio lavoro piace, c’è la qualità, io ci credo e vado avanti”. Più off di così…