Il talento tormentato di Nicola Samorì

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Un’ artista geniale dalla pittura controcorrente  e volutamente fuori moda

di Luca Beatrice

 

Viene dalla provincia romagnola di Bagnacavallo uno dei pittori italiani più interessanti dell’ultima generazione. Dell’indubbio talento di Nicola Samorì, classe 1977, si sono accorti in Italia ma soprattutto all’estero. L’artista ha già esposto a Berlino, New York, Tubinga, Copenhagen e Stoccarda prima di approdare alla “storica” Galleria di Emilio Mazzoli a Modena, già scopritore negli anni ’80 della Transavanguardia.

Le opere di Samorì non trattano temi facili e rivelano un genio tormentato, intriso di romanticismo, ma niente affatto retrò o sospeso verso il passato. Il suo stile pittorico è denso di richiami alla storia dell’arte: predilige i toni cupi alla Rembrandt e non si limita a indagare all’interno del quadro bensì affronta lo spazio conoscendo le regole della contemporaneità.

Se finora i musei italiani non hanno ancora prestato sufficiente attenzione a questo bravissimo artista è per il conformismo di scelte che prediligono il concettuale freddo e spesso insignificante. Samorì è denso, urticante, alchemico, gran conoscitore dei materiali e delle sue reazioni al cospetto delle immagini. Nella mostra più recente, dal titolo che è tutto un programma Guarigione dell’ossesso, ha affrontato anche il marmo, avvolgendo teste e maschere mortuarie in coltri bianche e protettive. Ma il suo lavoro più tipico sta nel prendere icone della tradizione pittorica, dal manierismo al barocco, e intervenirci sopra con contaminazioni segniche e prepotenti spostamenti di senso: qui la pittura soffre, si piega, si lacera senza retorica e con grande asciuttezza.

Certo non è facile convivere con tali opere. Pretendono silenzio, concentrazione, esigono che ci si liberi dal dominio dell’immagine per guardare oltre, negli anfratti del soffrire umano. Una pittura letteralmente contro corrente, che pratica con orgoglio l’essere fuori moda, eppure non ha nulla che non sia contemporaneo. Impressiona infine la crescita costante e pervicace di quest’artista di provincia capace di parlare una lingua globale e senza tempo. Convince l’autenticità della sua ispirazione, in cui non c’è nulla di artefatto né di costruito ma pura verità a olio.

 

 

 

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