Claudio Cecchetto: “Quando Mike venne a trovarmi in radio…”

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Claudio Cecchetto, produttore e talent scout di straordinario intuito, ha scoperto e lanciato alcuni degli artisti più iconici della scena musicale italiana, tra cui gli 883. La band, guidata da Max Pezzali, esplose negli anni ’90 con brani che segnarono un’intera generazione, come Hanno ucciso l’Uomo Ragno, che oggi rivive nella serie Sky Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La vera storia degli 883, ma che non ha riscontrato il suo pieno gradimento (“Non l’ho vista, ma quella storia l’ho scritta io trent’anni fa“). Claudio Cecchetto ha lanciato alcuni dei personaggi più noti del piccolo schermo e della musica italiana ed è oggi coinvolto in nuovi progetti che continuano a riflettere il suo spirito innovativo nell’ambito della musica e della comunicazione. Uno dei suoi principali impegni è Radio Cecchetto, “la radio che fa curriculum. Per l’occasione vi proponiamo l’intervista che la nostra Beatrice Gigli aveva fatto nel 2019 all’inventore del Gioca jouer.

Come è cominciata la sua carriera radiofonica e televisiva?

Ho iniziato a fare il disc jockey grazie a un negoziante di dischi che lavorava in una discoteca: un giorno mi disse di sostituirlo…fu lui a introdurmi in questo ambiente. Per la TV, invece, devo molto a Mike Bongiorno, allora direttore artistico di Tele Milano di Silvio Berlusconi. Mi ascoltò in radio e mi propose di fare il presentatore. Non mi lasciai sfuggire l’occasione perché Mike non sbagliava mai, quindi se ci credeva lui…ci credetti anche io e andai a fare il provino.

Come individua una potenziale star?

Io sono un tipo che generalmente si annoia e quando ho di fronte qualcuno che cattura il mio interesse inizio a pensare che abbia del talento: inizio quindi a concentrarmi molto su di lui. Un metodo preciso non c’è -e se ci fosse avrei molta più concorrenza.

Ha mai gestito un fallimento?

I fallimenti ci sono, è difficile che tutte le cose vadano a mille all’ora. Io, quando mi rendo conto che quello che sto facendo somiglia ad un fallimento, abbandono e impiego le energie su un progetto nuovo. Nel mio caso ho questa fortuna: sono così noti i successi, che nessuno conosce i fallimenti…

Quanto influiscono i social per l’individuazione di un talent?

Adesso ci sono molte più occasioni per i giovani che vogliono intraprendere una carriera artistica e per il talent scout il lavoro è più difficile, perché deve scegliere tra mille personaggi. Una volta, quelli che riuscivano a farsi notare erano molto meno. Oggi c’è un’offerta ampia e diventa un lavoro più impegnativo.

Mi racconta un episodio “off” della sua vita?

Il primo incontro con Mike, che venne a trovarmi in radio: ero elettrizzato e non riuscivo a tirar fuori una parola, ma tanto parlava sempre lui! Ad un certo punto mi disse: “Guarda, mi piace molto come conduci il tuo programma in radio, per questo ti ho scelto per fare un provino in televisione e ti confido che ti ascolto sempre, ogni mattina”. Ecco, in quel caso non dissi che al mattino non avevo mai trasmesso perché ho avuto paura che volesse poi conoscere quello che conduceva al mattino. Gliel’ho confidato dieci anni dopo nel corso dell’anniversario dei primi dieci anni di Canale 5 e lui mi ha detto: “Però come vedi io non ho sbagliato”.

Gerry Scotti, Jovanotti e tanti altri. Le chiedono ancora consigli?

Mi chiedono pareri e a me piace molto ascoltare i loro progetti.