Emilio Solfrizzi: “Il mio Plauto tra passato e presente”

0

Emilio Solfrizzi è uno dei volti più apprezzati nel mondo del cinema e delle fiction televisive. I suoi ruoli in serie come Tutti pazzi per amore e Sei forte, maestro sono rimasti impressi nella memoria del pubblico. Ha anche recitato in numerosi film diretti da registi di spicco come Vanzina, Comencini e Genovese. Oggi è in scena con Anfitrione (interpretato e diretto), una rivisitazione moderna della celebre commedia classica di Plauto.

Anfitrione è un classico del classico: una tragicommedia di Plauto ripresa nel Seicento da Molière per svergognare il re Sole. La versione di Solfrizzi è ancora più moderna con richiami divertenti a tormentoni tv. Da cosa nasce questa evoluzione e come ti è venuto in mente per esempio di inserire la gag dei pacchi?

L’evoluzione nasce dall’idea di rendere Plauto contemporaneo, come faceva lui stesso con la contaminatio, adattando e arricchendo testi antichi con elementi nuovi e personali. Inserire la gag dei pacchi è stato un modo per risolvere un passaggio del testo che poteva risultare troppo complicato o distante per il pubblico moderno. Ho voluto aggiungere un tocco di familiarità e leggerezza, come faceva Plauto stesso, innestando la cultura popolare di oggi. Questo richiamo a qualcosa di riconoscibile, come un tormentone della TV, crea un ponte tra passato e presente, rendendo la scena più accessibile e divertente.

Il teatro comico è bello per il pubblico ma difficile per un attore. Scegliere la versione di Plauto è un tuo omaggio personale all’autore originale?

Assolutamente sì, scegliere Plauto è una forma di omaggio. Il suo modo di raccontare storie e la sua capacità di intrattenere attraverso la comicità mi hanno sempre affascinato. Mi sento molto vicino a lui come autore, perché amava giocare con i testi e con il pubblico, rompendo le regole e reinventando la tradizione. Come attore e regista, questa libertà mi permette di creare qualcosa di nuovo pur rimanendo fedele allo spirito dell’originale.

Cosa pensi invece della versione di Molière visto che hai portato in scena delle sue opere in veste di attore e regista?

Molière ha reinterpretato Plauto in maniera brillante, adattando la sua satira e i suoi personaggi alla società del suo tempo. Con Molière si entra in un terreno più complesso, dove la comicità diventa anche uno strumento di critica sociale, come nel caso delle sue opere contro l’ipocrisia o la corruzione del potere. Interpretare e dirigere Molière significa confrontarsi con una comicità più raffinata e multilivello, che invita non solo a ridere ma anche a riflettere. C’è un rispetto profondo nei confronti di Molière per la sua capacità di prendere spunto dai classici e trasformarli in strumenti di denuncia sociale, e trovo che questo aspetto sia ancora estremamente attuale.

Sei noto al grande pubblico per la tua grande carriera televisiva, hai frequentato il DAMS di Bologna: cosa cerchi e cosa trovi nel teatro oggi?

Il teatro per me è il luogo della verità, della presenza, della relazione diretta con il pubblico. A differenza della televisione, dove ci sono filtri e montaggi, il teatro è vivo e immediato. Cerco nel teatro quella connessione profonda che si crea tra attore e spettatore, un’esperienza unica e irripetibile. Oggi, nel teatro, trovo una sfida continua e una possibilità di esprimermi in maniera più completa, senza limiti di formato o di tempo. È il luogo dove posso sperimentare, rischiare e crescere come artista.

Il teatro sta ripartendo anche grazie a spettacoli come quelli che tu proponi e che indubbiamente attirano il pubblico: cosa pensi si debba ancora fare per invogliare le persone a venire in platea?

Credo che il teatro debba continuare ad avvicinarsi al pubblico, rendendo le storie e i personaggi più vicini alla vita quotidiana delle persone. Serve un teatro che sappia parlare la lingua del presente, che sappia intrattenere ma anche far riflettere. Il pubblico deve sentirsi coinvolto e riconoscere se stesso in ciò che vede sul palco. Inoltre, è fondamentale investire nelle nuove generazioni, portare i giovani a teatro e renderli protagonisti di questa esperienza. Un’altra cosa importante è creare sinergie con altri mezzi di comunicazione, come la televisione e il web, senza mai perdere però la specificità del linguaggio teatrale.