Dal 1° ottobre al 31 dicembre 2024 torna Officina della Scultura, la rassegna promossa dalla Fondazione Piero Cattaneo e curata da Marcella Cattaneo, giunta quest’anno alla sua settima edizione. Officina della Scultura offre un’opportunità unica al pubblico per esplorare gli atelier di alcuni dei più importanti scultori del Novecento in Lombardia, con l’obiettivo di valorizzare e preservare l’identità e la cultura del territorio attraverso una serie di visite guidate negli atelier degli artisti e di attività laboratoriali.
Un aspetto centrale di questa edizione è il dialogo tra scultura e territorio, con il coinvolgimento di parchi d’arte. Tra questi il Parco di Taino, dove fra le altre opere si trovano la grande scultura ambientale “Luogo dei quattro punti cardinali” di Giò Pomodoro e la “Ruota di mola” di Giancarlo Sangregorio, una recente acquisizione che valorizza ulteriormente l’eredità del Maestro di Sesto Calende enfatizzando la connessione tra le sue opere e il contesto naturale. Altri spazi coinvolti nella rassegna sono Rossini Art Site a Briosco e il Parco di sculture di Ca’ del Bosco a Erbusco.
Nel corso di questa settima edizione di Officina della Scultura si avrà l’opportunità di visitare gli studi di Piero Cattaneo (Bergamo, 1929 – 2003), Gianni Grimaldi (Crevalcore, 1930 – Seriate, 2023) e la residenza-archivio di Umberto Carrara (Bergamo, 1925 – 2008) a Bergamo, gli atelier di Gabriella Benedini (Cremona, 1932) e Paolo Gallerani (Cento, 1943) a Milano, oltre alla casa museo dello scultore Giancarlo Sangregorio (Milano, 1925 – Sesto Calende, 2013) a Sesto Calende (Varese) grazie alla collaborazione tra Fondazione Piero Cattaneo e Fondazione Sangregorio. Un’altra novità novità di quest’anno è rappresentata da una tappa a Venezia, nello studio di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940) presso la Giudecca.
In attesa di prepararci a questo viaggio tra arte, natura e identità culturali con Officina della Scultura, abbiamo rivolto alcune domande a Marcella Cattaneo.

Quali sono le principali sfide che hai dovuto affrontare nell’organizzare una rassegna così diffusa territorialmente, coinvolgendo atelier e operatori di settore da vari luoghi della Lombardia fino a Venezia?
Inizialmente, nelle prime edizioni, l’aspetto più difficile è stato far comprendere il progetto Officina della Scultura nella sua vera natura: far intuire le potenzialità dell’apertura degli atelier degli scultori, la sinergia tra diversi luoghi del fare artistico e i diversi territori, sviluppare e operare con una visione del bene artistico e dunque dell’atelier, intesa come patrimonio culturale comune.
In secondo luogo, i contesti in cui abbiamo operato hanno dato risposte molto diverse. Ci sono sensibilità molto differenti verso gli atelier degli scultori, questi patrimoni della scultura italiana che talvolta con difficoltà sono percepiti come tali magari perché troppo prossimi e pertanto a volte misconosciuti.
In ultimo, la formazione di professionisti specializzati, di educatori museali formati in seno alla nostra specificità dedita “alla scultura, ai suoi linguaggi e ai suoi processi tecnici” richiede un’attenzione e una dedizione continua a lungo termine. Però oltre l’impegno, è fonte di grande soddisfazione per Officina della Scultura scoprire e mettere in rete i luoghi segreti del lavoro di artisti italiani come, quest’anno, Gabriella Benedini, Piero Cattaneo, Pipi Carrara, Paolo Gallerani, Gianni Grimaldi, Giancarlo Sangregorio e naturalmente Fabrizio Plessi, da Bergamo a Milano, da Varese a Venezia.
In che modo sono state pensate le visite guidate al fine di coinvolgere fattivamente il pubblico?
Ci siamo posti la domanda di come restituire al pubblico queste realtà così intime, questi luoghi così carichi di storia e di ricerca (Anselm Kiefer ha affermato: “Camminando tra questi spazi ritroverete ricordi che si sono depositati in me, registrati nelle mie cellule, passeggerete nel mio cervello come faccio io stesso ogni giorno in questo spazio“). Abbiamo ritenuto fondamentale ancorare l’esperienza di visita attraverso una conoscenza che passasse attraverso i sensi e in primis attraverso il tatto. La nostra società ci impone un susseguirsi frenetico di immagini e dunque di stimoli visivi, il poter interagire tattilmente con alcuni momenti del processo tecnico, con alcuni materiali, esperire con le proprie mani la levigatezza, la porosità, gli andamenti della superficie, avvicina il pubblico, ogni tipo di pubblico, dall’adulto ai bambini ai pubblici fragili, alla poetica dell’artista; abbiamo cercato di attuare dunque una modalità di fruizione inversa rispetto ad una dimensione museale: partendo dal processo tecnico conduciamo gradualmente il visitatore a comprendere il pensiero concettuale dell’artista che si esplica nell’opera finita.
Sette per alcuni è un numero magico, qual è la magia segreta che ci puoi anticipare di questa settima edizione di Officina della Scultura?
Non avevo riflettuto su questa coincidenza della settima edizione di Officina della Scultura e della presenza, quest’anno, di sette atelier! Non so se si possa parlare di magia, senz’altro anche in questa edizione, come le precedenti, c’è un’attenzione e una sensibilità verso l’uomo, verso la sua necessità di trovare nuove vie per testimoniare il suo “attraversare il mondo”, il suo tempo. In questi laboratori e atelier lo sforzo, la ricerca, la tenacia, la capacità di fornire uno sguardo sempre nuovo e diverso sul reale, sono tutti aspetti che sottendono momenti di creazione unici e allora, forse, è proprio qui che si svela la magia, intesa come fatto spettacolare. Accanto agli atelier, prosegue in questa edizione anche l’importante operazione di ricognizione delle collezioni d’arte ambientale in Lombardia (quest’anno sono tre le realtà coinvolte – il parco di Taino, Ca’ del Bosco a Erbusco, Rossini Art Site a Varese – e anche questo è un numero con una sua forte imponenza!) una via parallela, che corre sempre sul filo rosso della scultura, per far conoscere il territorio sotto un altro punto di vista, come grande cavea che unisce luoghi, collezionisti e artisti; sono tante storie che si intrecciano disegnando nuovi profili.
Facendo un viaggio in avanti nel tempo, dopo questa settima edizione cosa pensi potrà offrire al pubblico che verrà Officina della Scultura?
Le prossime edizioni porteranno alla conoscenza del pubblico nuovi tesori, nuovi protagonisti, nuove ricerche, sperimentazioni in territori mai esplorati in pubblico e quindi in qualche modo ancora “vergini”. Fondazione Piero Cattaneo sta costituendo un archivio unico sulla scultura del XX secolo, attraverso riprese, testimonianze e video-interviste degli artisti coinvolti e dei loro spazi creativi. È una documentazione che consentirà una lettura ampia e nuova della scultura.
Officina della Scultura vuole, nel lungo termine, creare un grande circuito nazionale dedicato alla scultura del Novecento, il primo in Italia e forse anche in Europa, che intesse un nuovo percorso di musealizzazione degli atelier della scultura.
Officina della Scultura mette in dialogo scultura e territorio e noi di OFF siamo particolarmente attenti all’identità culturale dei territori: c’è una città o un borgo “identitario” che hai nel cuore?
Senz’altro il lugo identitario per eccellenza è Bergamo, mia città natale, alla quale sono intimamente legata proprio perché la presenza e l’osservazione dello studio di mio padre, Piero Cattaneo, che ha dato il là a questo progetto e ha posto alcuni quesiti importanti sulla fruizione dell’arte, sulla sua tutela e valorizzazione.
In secondo luogo, c’è un piccolissimo borgo che mi è rimasto nel cuore, Valle Lomellina, dove siamo riusciti a coinvolgere l’intera popolazione con un itinerario che portava il visitatore dallo studio dell’artista Alberto Ghinzani, al Castello medievale (mai aperto al pubblico) e all’attigua chiesa di Santa Maira del Castello. Con quell’itinerario Officina della Scultura ha risvegliato un senso di appartenenza e di attenzione nei confronti del patrimonio culturale del territorio della Lomellina. Soprattutto, quello che abbiamo lasciato è stato anche un metodo da poter replicare e potenziare nel tempo da parte di tutta la cittadinanza.